L’orrore

Sgomento, turbato, sconcertato.
Ci sono sicuramente altre parole, più precise e anche più pesanti, per esprimere esattamente il mio stato d’animo, ma al momento non le trovo.
Il mio blog sarebbe “in ferie” fino a ottobre, ma non riuscivo a stare in silenzio davanti all’agghiacciante massacro di Willy Monteiro, a Colleferro.
Che non è una tragica casualità, non è una rissa finita male, non è l’isolata follia di una notte sbagliata. Al contrario, è il terrificante prodotto, la spaventosa conseguenza di una cultura ben precisa.
Vale a dire la cultura della violenza sfacciatamente esibita, dell’insulto e dell’aggressione come manifestazione di potere, della riduzione al silenzio come unico confronto. La cultura del machismo, delle armi, dell’esibizione muscolare, del razzismo quotidiano presentato come goliardata e vissuto come missione. La cultura del neofascismo.
Se non capiremo come sia stato tutto questo a uccidere Willy, come tutto questo sia ovunque attorno a noi, nel ventre delle nostre città, come sia continuamente pasciuto e alimentato dai più beceri piazzisti della politica che conta, se non cominciamo a combatterlo tutti quanti nel nostro quotidiano più minuscolo, allora la morte del povero Willly – che comunque niente e nessuno potrà restituire ai suoi ventuno anni – sarà ancora più assurda e ancora più insensata.

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