Ma quale democrazia diretta…

Riguardo alla piattaforma Rousseau, e riguardo alla mia battuta di ieri (per chi non l’avesse letta, la rifaccio: e pensare che una volta Rousseau ispirava la rivoluzione francese… che fine del menga!), qualche precisazione:

prima di tutto era, appunto, una battuta, e chi mi segue – spesso o anche solo ogni tanto – sa che è mia abitudine (e mia naturale inclinazione) passare spesso, magari con disinvoltura eccessiva (ma non sta a me dirlo), dal (molto) serio al (molto) faceto, a volte addirittura sullo stesso argomento, specie se parliamo di argomenti politici… e quando la butto sullo sghignazzo, pur esprimendo – sghignazzando appunto – ciò che penso, non è (quasi) mai mia intenzione intavolare chissà quale discussione approfondita (a quelle ci pensa, appunto, il mio lato serioso);

però può capitare che a volte sia proprio l’ironia a smuovere le riflessioni più profonde o a portare chi legge – più di ogni analisi – a rispondere e a commentare… ed è proprio quello che è capitato in questo caso, visto che in molti – sulla mia pagina, ma anche in privato – avete risposto alla mia battuta in maniera, se non proprio indignata, quanto meno molto, ma molto piccata, ricordandomi l’importanza basilare nonché il significato altissimo della democrazia diretta e rimproverandomi per essermi permesso di irriderla;

ecco, a tutti voi, in maniera molto semplice (e molto breve), rispondo pubblicamente:

– che tutto si può irridere e che anzi l’ironia è, molto più di certe presunte procedure di democrazia diretta, uno dei termometri più indicativi sullo stato di libertà di un popolo;

-che, voglio sperare, anche sentendo la necessità di difendere a spada tratta la prassi del voto su Rosseau, anche i più estremi sostenitori di questa procedura, siano d’accordo con me che, ad ogni modo, tra ispirare la rivoluzione francese e decidere se fare un governo col PD ci sia come minimo un abisso;

-che, infine, io questa storia del voto on line, della consultazione on line tra iscritti, non riesco a capirla; e non c’è nemmeno da dibattere sulla questione, rispetto chi ci crede e la sostiene, ma continuo a non capirla, non riesco a considerarla un sistema politicamente valido e non riesco ad attribuirle alcun valore, tanto etico quanto politico; e sicuramente è un mio limite, è un mio essere in qualche modo reazionario e ancorato al passato, una mia cecità nel non vedere il futuro e la rivoluzione culturale, ma non accetterò mai che il giudizio di meno di 100mila soci di un sito internet venga prima di quello del parlamento; e non accetterò mai di dare a questa cosa anche una sola sillaba della parola “democrazia”.

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