Whitney Houston – “I Will Always Love you”

Capita che una cover non solo sia migliore, ma sovrasti l’originale fino ad annientarlo e a farlo dimenticare.
Capita, è capitato e capiterà ancora.
Così come capita che certi successi planetari e clamorosi, in qualsiasi campo, nelle arti e non solo, nascano da un errore, un imprevisto, un equivoco. Da qualcosa messo al posto sbagliato, che non era dove avrebbe dovuto essere.
Capita insomma che la più catastrofica delle casualità generi meraviglie.

All’inizio degli anni 90, ad esempio, capitò che Lawrence Kasdan e Kevin Costner scrivessero e producessero un film (decisamente ruffiano) che contenesse tutti gli ingredienti per un successo assicurato: l’attore del momento (Costner ovviamente), la cantante del momento (Whitney Houston), una storia d’amore strappalacrime (e pallosissima) e tormentone come colonna sonora. Vale a dire Guardia del corpo.
Capitò però che il pezzo su cui avevano scritto l’intera sceneggiatura e su cui la Houston aveva fatto tutti i provini, che era What Becomes of the Brokenhearted, venisse usato dai produttori di Pomodori verdi fritti, uscito proprio mentre Guardia del corpo stava entrando in produzione.
E capitò allora che Costner, frettolosamente (che il film nel 1992 doveva uscire per forza e tempo non ce n’era, andò a ripescare questo pezzo del 1974. Non tanto per gusto o per convinzione, ma perché come linea melodica e testo somigliava a quello scelto in precedenza, e quindi consentiva di non stravolgere niente.

Il film, un pastone melenso e insostenibile, fu comunque il più ovvio dei successi.
La canzone, scelta a caso, in fretta e per via di un imprevisto, fu un successo – giustamente – più grande, immenso e duraturo del film.
Fu, semplicemente, il singolo eseguito da una interprete femminile più venduto nell’intera storia della musica.

Perché a cantarlo c’era la gigantesca Whitney Houston.
E con lei tutta la sua anima, tutti i colori, tutte le sfumature e tutte le vibrazioni del suo dolore più potente, della sua più dolente malinconia. Tutta la sua voce limpida, impetuosa, disumana, celeste.
Così immensa e palpitante da arrivarci dentro, laggiù, proprio dove batte il cuore, prenderlo, sentirlo pulsare e poi aprirlo, spaccarlo in due e farcelo vedere.
Così immensa e assoluta da distruggere generi musicali e gusti personali.
Così immensa e assoluta da riempirci di brividi e farci piangere a ogni ascolto, anche a decenni di distanza.

E questo no, santamadonna e cristosanto, questo non accede spesso. Ma, al massimo, tre o quattro volte per secolo.
E questa, è senza dubbio una di quelle volte…

#anni90
#gliAnniNovantaInMusica
#jukebox

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