Tracy Spencer – “Run to me”

Si racconta che questa bellissima ragazza (bella da spezzare le gambe, d’una bellezza feroce e primordiale) di nome Louise Tracy Freeman, in arte Tracy Spencer, piombata in Italia alla ricerca di una qualche astratta fortuna e che a metà degli ’80 sbarcava il lunario con lavoretti occasionali e comparsate nel cinemaccio di serie B, sia stato Claudio Cecchetto a inventarla.
Pescandola dal nulla, dandole un nome d’arte (che altro non è che l’inversione dell’attore Spencer Tracy) e consegnandole un singolo già inciso e interpretato da altri. E totalmente ignorato.
Soprattutto si racconta che questa ragazza, bellissima e dagli incertissimi contorni, si prese sulle spalle questa canzone banalotta che già aveva fatto acqua più o meno in ogni dove e, di fatto senza accorgersene, la trasformò in una delle hit più clamorose e celebrate di tutto il decennio.
Molto più che un tormentone, molto più che un istantaneo e pazzesco successo planetario.
Poi, dopo questo singolo, nella carriera di Tracy un disco e nient’altro.
Quasi la personificazione del concetto di meteora.
Resta il fatto che quell’estate lì, mentre Maradona metteva a sedere l’Inghilterra intera con una sbornia di driblling e un “poema de gol” e mentre noi saltavamo fossi a bordo di BMX rosso fuoco giocando in campetti sterrati da mattina a sera, “Run to me” ci entrò sottopelle senza che nemmeno ci ponessimo il problema di ascoltarla. Diventando una delle colonne sonore più inflazionate della Storia, con la “S” maiuscola, quella degli anni ’80, di Maradona, della Libia, della nube tossica, di una spensieratezza tragica che presto avrebbe preso a spallate le nostre porte chiedendoci indietro il peggiore dei conti…