Di buche, di vita, di morte…

In piazza Brunelleschi a Firenze, il luogo dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita e dove poi mi sono anche laureato, tre minuti a piedi dal Duomo, lunedì è morto un ragazzo disabile di 21 anni, Niccolò Bizzarri. Nella più assurda e inconcepibile delle maniere.
Niccolò, che come me tanti anni fa frequentava la facoltà di Lettere, appena uscito da lezione, è rimasto incastrato in una buca della piazza con la carrozzina elettrica, ha perso l’equilibrio, è caduto e ha battuto la testa. Ed è morto poche ore dopo, al pronto soccorso.

Quando andavo all’università, la piazza, davanti al cancello d’ingresso di facoltà, era un groviglio incasinatissimo di motorini e biciclette (l’80% rubate e il restante 20% da rubare di lì a poco), di sera e nei pomeriggi d’inverno illuminazione inesistente e una fama pessima. Perché lì giravano i tossici, gli spacciatori (la maggior parte di loro però non spacciavano veramente, ma vendevano pacchi per americani sprovveduti, tipo la malva facendogli credere fosse marijuana), i ladri di biciclette, gli ambulanti, i senza tetto. E ci giravano pure gli studenti di lettere, nell’immaginario comune poco raccomandabili pure loro, appena un gradino sopra i gatti randagi di cui sopra.
Ed era piena di buche. Come gran parte del centro storico per l’appunto.
Ricordo gli inciampi continui, in quelle buche, i tacchi rotti nei giorni di discussione di tesi quando tutti – pure i fricchettoni – si tiravano a lucido, le bestemmie per i motorini sfondati.

Oggi piazza Brunelleschi è molto diversa rispetto agli anni della mia giovinezza. A protezione della facoltà c’è un cancello vero, di modo che nessuno di quei finti o veri spacciatori, di quei tossici e di quei senza tetto, possa entrare nel chiostro. E ci sono lampioni e telecamere, a impedire o quanto meno a scoraggiare furti, furterelli o bivacchi.

Solo una cosa è rimasta identica a vent’anni fa: le buche.
Perché nessuno, in questi anni liquidi e convulsi di ossessione per la sicurezza, ha pensato fosse così importante – in pieno centro a Firenze, decine di migliaia di visitatori e studenti al giorno in un perimetro minuscolo – intervenire su quei pericolosissimi dislivelli della pavimentazione.
La cosa veramente importante era assicurare la sicurezza ai cittadini cacciando tossici e senza tetto e installando telecamere così che nessuno, sempre ai cittadini, gli rubi la bicicletta. Tralasciando le buche e il piccolo dettaglio che, pur conservando ognuno la propria bicicletta, in quelle buche i cittadini ci possono morire.
Esattamente come il povero Niccolò, vittima di un assurdo i cui responsabili sono almeno migliaia e tutti e per sempre resteranno impuniti.