Che cos’è un governo di scopo?

Dopo il vertice del centrodestra tenutosi ieri a palazzo Grazioli, la situazione appare leggermente più chiara. Ovvero, il leader della Lega Matteo Salvini condurrà le delicatissime trattative per l’elezione dei presidenti di camera e senato per conto e a nome di tutta la coalizione.
Questo significa che il centrodestra, almeno per il momento, non si sfalda e che gli schieramenti in campo restano gli stessi del voto, e che il rebus delle presidenze dei due rami del parlamento si avvia verso una soluzione assai probabile, ovvero una camera al centrodestra e una ai Cinquestelle.

Ma un conto è l’insediamento delle camere, altra storia è la formazione del governo. Per Palazzo Chigi la situazione continua a essere infatti tutt’altro che chiara e tutt’altro, anche solo lontanamente, vicina a una soluzione.

Se la matematica non è un’opinione, stando così le cose, a meno di clamorose svolte (ma quali?) non pare assolutamente possibile raggiungere una qualsiasi maggioranza.
I primi segnali che trapelano dalla direzione del PD, sembrano confermare in toto quanto detto da Renzi l’indomani del voto, ovvero una indisponibilità netta ad alleanze, convergenze e appoggi esterni.
Il che immobilizza completamente il quadro privandolo di qualsiasi sbocco.
Anche considerando probabili dissidenti all’interno del PD, i numeri continuano a non tornare.
Se ad esempio il gruppo PD facente capo a Emiliano decidesse, assieme a Liberi e Uguali, di sostenere esternamente Di Maio, i numeri minimi continuerebbero a mancare.
Così come se l’ala più moderata del PD decidesse di spendersi per il centrodestra: non appoggerebbe una coalizione a trazione leghista, e non appare pensabile che Salvini possa rinunciare a una leadership appena conquistata in nome di un’alleanza, con il PD, che smentisce categoricamente da giorni.
Il tanto evocato governo Lega-Cinquestelle appare sempre più lontano, visto il risultato dell’incontro a Palazzo Grazioli.
Ma è un qualsiasi governo con i Cinquestelle ad apparire sempre più un miraggio, visto che i pentastellati subordinano qualsiasi appoggio alla sottoscrizione in toto del loro programma e della loro squadra di governo già presentata prima delle elezioni. Pura fantapolitica che qualcuno possa accettare senza contropartite.

Ma se una maggioranza è impossibile da raggiungere, cosa può succedere?
La prima strada sarebbe quella, evocata più volte in questi giorni, del cosiddetto governo di scopo.
Ovvero Mattarella potrebbe nominare un esecutivo o super partes o sintesi di tutti gli schieramenti, con un mandato a tempo (sei mesi o un anno) e, appunto, con uno scopo ben preciso. Che in questo caso specifico sarebbe sia evitare la paralisi totale del paese, sia la stesura e l’approvazione di una nuova legge elettorale che possa garantire governabilità immediata.
Nelle stanze del Quirinale l’ipotesi è vista come estrema ratio. Ma anche qualora si decidesse di percorrere questa via, la sua riuscita appare tutto fuorché certa.
Anche un governo di scopo ha bisogno di una maggioranza parlamentare che lo sostenga, e in questa situazione di divisioni così nette pare molto complessa anche una convergenza “a tempo” di questo tipo.
Infine, anche ammettendo che un simile governo ottenga la fiducia, come ritenere possibile trovare, tra questi partiti, la sintesi e l’accordo per una legge elettorale in soli sei mesi?
Allo stato attuale, appare come pura fantascienza.

Resterebbe, se fallisse anche il governo di scopo, il ritorno alle urne.
Ovviamente con il Rosatellum.
Ovviamente con le stesse forze politiche e con equilibri e distanze che, tra sei mesi, si immaginano difficilmente mutati.
Un autentico circolo vizioso che rischia di stritolarci tutti quanti.
Ma di cui davvero non si riesce a vedere la fine.

#specialeElezioni2018
#resistenzeRiccardoLestini

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