Fermateli

Napoli-Roma. L’arbitro Rocchi, a metà del secondo tempo, sospende per qualche minuto la partita, minacciando l’interruzione, a causa di insulti alla città di Napoli e ai napoletani in quanto tali, da parte dei tifosi romanisti.
Di fretta, leggo molti commenti “a caldo” sul fatto che sarebbe stata un’esagerazione dell’arbitro (qualcuno scrive addirittura una sua “smania di protagonismo”), che sono insulti che ci sono sempre stati, che non hanno in fondo nulla di cattivo o razzista, ma sono goliardate, sfottò bonari, sicuramente rozzi ma innocui.

Io la penso diversamente.
Molto diversamente.
Penso che Rocchi sia stato fin troppo tollerante, che sia ora di smetterla di minacciare soltanto, ma di interromperle direttamente, le partite.
Che sia ora di dire che non è “normale” dare a qualcuno del terrone o dell’ebreo o del negro in maniera offensiva. Che non è “normale” dire a qualcuno che puzza perché viene da una determinata città, che toccare il culo alla segretaria non è una goliardata, che fare battute sessiste sullo scollo della collega non è innocente.
Che tutte queste cose smettano di essere ritenute bravate e diventino finalmente ciò che sono: reati contro la dignità della persona.
E che soprattutto chi ci guarda imitandoci – bambini e ragazzi – sia educato, da noi per primi, a riconoscerli come tali.

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