Dell’esistenza dell’Umbria

Toscano d’adozione, certo, visto che ormai risiedo a Firenze da qualcosa come 25 anni (che diventano pure 30, se contiamo i cinque anni di liceo nell’aretino).
Però sono umbro, di origine e di radici. Un’appartenenza che sento e che ho sempre sentito al di là di tutto.
Quindi sono abituato alla “inesistenza” della mia regione, al fatto che l’Umbria, un po’ come il Molise e la Basilicata, sia di esistenza incerta, non occupi mai le prime pagine, non ci succeda mai niente di rilevante e, per più di uno, sia difficile collocarla esattamente nella penisola.
Tutto questo per dire che mi fa impressione, parecchia impressione, vedere di colpo la mia Umbria diventare il centro del mondo.
Di colpo si sono accorti tutti che, oltre San Francesco, esistono anche altri umbri. Vivi per di più. E che non campano di B&B e itinerari spirituali.
E la parola Umbria è diventata la più gettonata nei programmi politici in TV.
Soprattutto, mi sconvolge vedere come tutti si siano accorti che in Umbria c’è stato più di un terremoto e, soprattutto, che ci sono ancora i terremotati.
Se ne sono accorti quelli che urlano “prima gli italiani”, quelli che pur sbraitando sempre “e per i nostri terremotati allora?” fino a due giorni fa in Umbria non ci avevano mai messo piede (e alcuni di loro la ritenevano il nord di quella terronia da cui volevano separarsi). E se ne sono accorti pure quelli che la governano da decenni, ma che fino a ieri hanno saputo dire solo che “i problemi sono complessi”.
Da oggi insomma, tutti si sentono un po’ umbri.
Sarà mica perché il 27 ci sono le regionali e praticamente l’intera politica nazionale ci si gioca tutto?
Sarà mica che dal 28 torneremo nella nostra beata ignoranza a fare compagnia al Molise?

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