Ventennio, Facebook e paradossi

Nelle settimane scorse, mentre ero totalmente immerso nella macchina infernale degli esami di Stato, ho ricevuto una notifica in cui Facebook mi comunicava il blocco temporaneo (tre giorni) del mio account, consistente nell’impossibilità di pubblicare post né di commentare quelli altrui.
Motivo: la violazione delle regole del social circa i contenuti dei post. Il post incriminato risale a qualcosa come quasi quattro anni fa (dicembre 2015), e l’azione di censura così assurdamente tardiva dipende forse dal fatto che qualcuno vi si sia imbattuto e lo abbia segnalato. O forse i controlli vanno così, a caso, pescando indistintamente tra post “freschi di stampa” e pezzi d’archivio. Io, di sicuro, dopo tutto questo tempo, mi ero pure dimenticato di averlo scritto.
Ad ogni modo si chiamava (imperfetto d’obbligo, visto che è stato rimosso dalla pagina… ma lo trovate ancora sul sito internet, qualora voleste leggerlo) “Mussolini a Natale”, ed era un’accusa verso tutte quelle “anime pie” che, all’epoca, manifestando in difesa del Natale e della conservazione dei valori cristiani, pensarono bene di esibire vessilli del ventennio e di esaltare la figura del Duce, con annessi i soliti sospiri “eh, se ci fosse Lui… “.
In sostanza un post – ma davvero, non c’è bisogno nemmeno che io stia qui a spiegarlo – contro i fascismi di ieri e di oggi.
A corredare il post, una foto d’epoca di Mussolini, un primo piano in cui il Duce viene immortalato in un’espressione particolarmente feroce. Ed è stata proprio la foto il motivo della censura.
Ovvero, le regole etiche di Facebook proibiscono la pubblicazione di contenuti che esaltino violenze, discriminazioni, razzismi, dittature e simboli che ad essi possano in qualche modo fare riferimento.
Perciò l’agoritmo di controllo del social, ha registrato la foto di Mussolini e l’ha bollata come infrazione delle regole.
Ovviamente non basta per sospendere un account: alla foto l’algoritmo ha associato frasi del post come quella sopra riportata (“eh, se ci fosse Lui le cose andrebbero per il verso giusto”). E ha concluso che trattasi di post che fa apologia di fascismo e per questo va censurato.
Ma è un algoritmo, e come tale non può interpretare il contenuto, non può capire che quelle frasi sono virgolettati riportati proprio per denunciare le stesse cose che Facebook intende censurare.
Un “baco” inevitabile nel sistema di censura.
Infatti, per rimediare a simili errori, Facebook mette a disposizione delle “vittime da algoritmo” un servizio, ovvero il controllo manuale del post censurato. Vale a dire che, inoltrando tale richiesta, una persona in carne e ossa valuta il contenuto del post e, compreso l’errore, sospende il blocco e ripristina il post.
Ecco, il problema è che questo benedetto controllo manuale non ha sortito alcun effetto. Vale a dire che censura e blocco sono stati confermati.
Rifiutandomi di credere che qualcuno – fosse anche la persona più distratta e ignorante del pianeta – possa aver ritenuto violento, discriminatorio o addirittura filofascista il post, mi pare ovvio che il controllo manuale di fatto non c’è stato. E probabilmente non c’è mai.
Il che non solo non consola, ma inquieta ancora di più.
Fermo restando che il mondo sopravvive tranquillamente senza un mio post e senza che io per tre giorni pubblichi qualcosa, resta da chiedersi che senso possa avere istituire simili regole etiche se poi si finisce per censurare e rimuovere quei post che combattono la stessa battaglia.
Che senso possa avere continuare a scrivere contro la violenza, contro la censura, contro le discriminazioni, contro i fascismi, se poi tutto questo torna indietro come il più tragico dei boomerang.
Che senso possa avere continuare a scrivere qui, su Facebook.
L’ho detto tante volte, ma forse è arrivato davvero il momento di riflettere sull’abbandono di questo folle palcoscenico…

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *