Di uomini e di eroi

La morte atroce del giovane carabiniere Mario Cerciello Rega mi addolora, così come mi addolora il destino di tutti coloro che muoiono durante l’esercizio del proprio mestiere, del proprio dovere.
Ed è proprio questo, la normalità e la banalità del concetto di “proprio dovere”, a sfuggirvi e che proprio vi rifiutate di cogliere.
Perché a voi – e mi scuso in anticipo della durezza dei termini, ma questo non è un post pacificato o pacificante – della vittima, di Mario Cercellio Rega in quanto tale, come persona, non ve ne frega un cazzo. Proprio zero. Vi interessate a lui solo come simbolo di qualcosa, come ipotetico vessillo di una vostra battaglia. Il vostro vero interesse è per l’aggressore. Un ipotetico assassino negro vi avrebbe scatenati, sarebbe stato il termine ideale dei vostri sillogismi da strapazzo, la dimostrazione del vostro razzismo ignobile, il pretesto per urlare come “i negri fatti entrare dal PD, dai loro intellettuali con gli attici ai Parioli e dalle loro troie che meritano solo di essere stuprate”, uccidono i nostri figli, i nostri fedeli servitori dello Stato, come i negri portano scompiglio e morte e delinquenza e via discorrendo.
Siete così ipocriti che se l’assassino fosse stato davvero il negro, avreste scritto papocchi lacrimevoli e commossi per la vedova e la famiglia tutta. E per l’Arma ovviamente.
Il fatto è che nemmeno dell’Arma ve ne frega realmente qualcosa. Dei carabinieri malpagati, della necessità di investire maggiormente in uomini e mezzi, voi ve ne sbattete. A voi interessa il negro. E se c’è il negro, c’è pure lo scandalo degli stipendi bassi.
Ma se, come successo, si scopre che l’assassino è bianco, ricco, Cristiano, americano, l’Arma può pure andare a farsi fottere. Non vi serve. E quindi sì fotta anche il morto e la sua famiglia.
Perché pure gli americani sono extracomunitari, ma loro arrivano in aereo, mica coi barconi.
Fermo restando, ovviamente, che il palesarsi dell’americano, o meglio dell’ameriKano, ha scatenato retorica di parte avversa uguale e contraria, dove di nuovo la persona è scomparsa a favore del simbolo. Ergo, se a uccidere è stata la mano dello “sporco yankee”, allora improvvisamente il giovane e l’Arma tutta – normalmente ignorati, sfanculati e lapidati – diventano bene nazionale da difendere.
La verità è che la morte del giovane carabiniere è assurdamente banale, e per questo ancora più tragica e allarmante.
Ma è proprio questa normalità spaventosa, questa mancanza di bandiere da agitare, a esservi insopportabile, e che quindi rifiutate in toto.
Voi volete gli eroi, ne avete bisogno. E non perché abbiate voglia di sognare né per necessità di modelli alti cui ispirarvi. No. Voi volete gli eroi perché non fanno parte della realtà e quindi fanno comodo alla vostra meschinità.
Siete così vili e squallidi che trasformate semplici brave persone, semplici e onesti esseri umani che fanno solo il loro dovere in eroi, solo per essere sollevati dall’onere di farlo a vostra volta. Così, se un magistrato che combatte la mafia è un eroe e non un uomo che fa il proprio dovere e il lavoro per cui è pagato, se un carabiniere aggredito in servizio è un eroe e non un uomo che fa il proprio dovere e che segue le prassi della legge, automaticamente nella vostra testa una persona normale è autorizzata a non farlo il proprio dovere, vi autorizza a essere pavidi, a infrangere sistematicamente le regole, a pagare in nero, a non rispettare i limiti di velocità, a non fare la differenziata.

Forse c’è un motivo per cui Brecht fece dire a Galileo “beato il popolo che non ha bisogno di eroi”.
Perché un popolo sano ha bisogno di una moltitudine di individui splendidamente normali che fanno il proprio dovere, non di eroi solitari da trasformare in martiri da piangere così forte da dimenticarli.
E non imitarli in alcun modo.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *