Cordialmente vaffanculo

Viene davvero voglia di non scrivere più niente, chiudere il blog, sparire dai social. E fregarsene di tutti i vantaggi che questo tipo di comunicazione e di vetrina possono comportare per uno scrittore.
Quello che scrivo può essere brutto, banale, contestabile, detestabile. Posso essere un pessimo scrittore. Non sta certo a me dirlo. Ma al di là delle mie qualità letterarie e delle mie capacità di analizzare il mondo circostante, le parole sono strumenti che uso quotidianamente e che di conseguenza conosco molto bene. So esattamente quando scrivo qualcosa di semplice e chiaro, quando scrivo qualcosa di più complesso e quando, volutamente, scrivo qualcosa di ambiguo.
Il post che ho scritto qualche giorno fa sulla vicenda di Cesare Battisti, rientra indiscutibilmente nella prima categoria. Chiaro, semplice, lineare. Un post in cui prima di tutto NON METTO IN DUBBIO, ma RIBADISCO i crimini di Battisti e la necessità che sconti in Italia i suoi debiti giganteschi con la nostra giustizia, e dove soprattutto avanzo forti (fortissime) perplessità su come lo Stato italiano ha gestito (e gestisce) l’intera storia degli anni di piombo, sia dal punto di vista giudiziario che da quello storico e politico, dicendo come – a mio avviso – il caso Battisti, anche qualora venisse risolto con estradizione e carcerazione dell’ex terrorista, non cambierebbe di una virgola i problemi di cui sopra. Si può non essere d’accordo con quanto dico, lo si può ritenere banale o – ripeto – semplicemente brutto. Ma conoscendo, anche solo a grandi linee, ciò di cui si parla e leggendo il post con attenzione, è pressoché impossibile travisarlo.
Eppure.
Eppure sono stato bersagliato da numerosi commenti – e da alcuni messaggi privati – in cui mi si accusa di giustificare le azioni criminali di Battisti, addirittura di coprirle, di minimizzarle, di vederlo come un povero capro espiatorio. Oppure, semplicemente, messaggi con considerazioni che non con il post non c’entrano assolutamente nulla. Testardo, perché testardo lo sono di natura, ho anche provato, in risposta ai commenti, a spiegare ulteriormente che cosa avevo scritto. Uno spreco di tempo e di energie inutile, visto che nonostante le spiegazioni gli autori dei commenti hanno continuato per la loro strada, sostanzialmente sordi. Talmente sordi che sorge il sospetto che l’articolo non l’abbiano nemmeno letto, ma si siano limitati al titolo, alla foto e abbiano tratto le loro conclusioni. Oppure che l’abbiano letto, ma con in testa una pretesa di sapere già di cosa parlasse talmente forte da leggerlo senza ascoltarlo.
Poi ho pubblicato un post sulla polemica dei presepi nelle scuole. Un post ancora più chiaro e semplice di quello su Battisti, dove in sostanza dicevo (premettendo che personalmente adoro i presepi) come a mio avviso la polemica sia fasulla e pretestuosa, che gli arabi (e altre comunità di diverse religioni) di presepi e altre simbologie cristiane se ne fregano, non glie ne importa un tubo che ci siano o meno, e che sia tutta una questione interna tra italiani. Anche qui, le accuse di buonismo, gli inviti agli arabi a “farsi i loro presepi a casa propria” (sic!) e altri commenti che con il post non c’entrano nulla, si sono sprecati.
Stavolta però non ho risposto ai commenti, non ho speso tempo ed energie a spiegare e a provare a iniziare un dialogo costruttivo.
Sono molto stanco. E molto amareggiato.
Mi chiedo davvero se e quanto valga la pena scrivere per poi vedere i propri palesi “cordialmente” confusi di continuo con dei “vaffanculo” mai pronunciati e viceversa.
Se soprattutto valga la pena prendersi addosso accuse molto gravi (perché sentirsi dire di “coprire” e “giustificare” gli omicidi di Battisti è accusa gravissima) da chi non solo non ha capito, ma probabilmente non ha nemmeno letto. Se valga la pena darsi quotidianamente in pasto ai ferocissimi leoni da tastiera.
Mi chiedo, in sostanza, se valga la pena restare qui, sui social, dove troppo spesso tutto è massa indistinta e dove, di nuovo, tra un vaffanculo e un cordialmente non vi è alcuna differenza. Se non sia meglio chiudere tutto, cestinare il proprio profilo, cancellare il blog, sparire dai social con il pensiero che chi vuole leggerti veramente (magari per poi contestarti e criticarti, ma solo dopo averti letto davvero) lo farebbe anche fuori da questa arena.
Non so. La pausa natalizia sarà anche un’occasione per riflettere e prendere una decisione in merito.
Nel frattempo, mi allineo al clima caotico del tutto e del contrario di tutto e cordialmente vi mando affanculo.
A presto.

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