Quando l’insuccesso è d’oro

Tranquilli, come titolava un bel romanzo di Skarmeta (e un altro altrettanto bello di Sclavi, con tanto di copertina interamente bianca), “non è successo niente”.
Nel senso, tanto per continuare con i titoli dei romanzi, che non c’è niente di nuovo sul fronte occidentale.
Ci sarebbero, ad esempio, le “ceppe” di Di Maio e il pugno di Toninelli, e sai che novità: vicepremier e ministri che parlano come studentelli sgrammaticati a ricreazione e scambiano i banchi del governo per la curva nord sono diventati la norma, il nostro drammatico pane quotidiano. Che mica è normale, ma ormai la notizia sarebbe il contrario.
Sempre per esempio, ci sarebbero le piazze che tornano a rumoreggiare. Piazze di opposte istanze, trasversali, spesso difficili da inquadrare. Sì Tav, No Tav, contro le politiche del governo, pro esecutivo. E questo sì, sarebbe un bell’argomento da analizzare e approfondire. Ma domina lo sconforto (e forse anche la fatica), visto che le piazze appena tornano a riempirsi vengono di colpo svuotate di contenuto, appiattite, messe in un calderone comune, ridotte a un indistinto formicaio usato solo per parlare della tenuta del governo.
La tenuta del governo, per l’appunto. Anche qui, sai che novità. Questa settimana è stata la questione dell’inceneritore, la prossima chissà. Nel senso che qualsiasi questione, dalla più seria alla più trascurabile, anziché essere approfondita nel merito diventa il pretesto per riproporre il gioco preferito degli italiani: il sondaggio a quiz con spruzzate di echi da talent show. Del tipo: “chi sarà il prossimo eliminato? Salvini o Di Maio?”, “per i dissidenti 5Stelle X Factor finisce qui”.
E via dicendo.

Perciò, in attesa di vere novità o di un’iniezione di energie mentali per affrontare degnamente tutto questo, rifugiamoci nel passato.
O meglio nelle ricorrenze.
Topolino, cioè Mickey Mouse, il roditore più famoso del mondo, ha compiuto 90 anni. Un compleanno, ovviamente e giustamente, celebrato in pompa magna e in ogni angolo del globo.
E soprattutto un’occasione per ripercorrere la storia, bellissima e incredibile, della sua nascita. Pare che all’epoca Walt Disney fosse molto più che alla canna del gas: senza più i diritti delle sue precedenti creazioni, senza più collaboratori e senza sede, costretto a lavorare – nella miglior tradizione del sogno americano – al freddo di un garage dove un topo imprendibile funestava le sue giornate. Proprio quel topo, fu l’inizio della leggenda. Disney, esasperato dall’animale, decise di disegnarlo e di farne il protagonista del suo prossimo cortometraggio animato. Si sarebbe dovuto chiamare Mortimer, ma la moglie suggerì a zio Walt il più rassicurante e orecchiabile Mickey Mouse.
Se le cose andavano male, con l’esordio del topo sullo schermo precipitarono definitivamente. Un flop totale che sommerse Disney di debiti.
Che però non si diede per vinto e giocò la sua ultima carta. Indebitandosi ancora di più, rimontò il corto inserendovi il sonoro in sincrono (una novità assoluta per l’epoca). E quel topo fischiettante, nel giro di pochi mesi, divenne un clamoroso successo mondiale, dando di fatto origine a un impero.

In settimana si è celebrato anche un altro compleanno, il trentesimo anniversario dall’uscita di “Nuovo cinema Paradiso”.
Non siamo ai livelli di leggenda planetaria di Topolino, ma parliamo comunque di uno dei più grandi successi italiani nel mondo della storia più recente.
Anche in questo caso, il debutto di tutt’altro che roseo. All’uscita nelle sale il film fu un tonfo clamoroso e assoluto, al punto da essere ritirato dopo poche settimane di programmazione.
Il flop non fu frutto di una svista collettiva. Il film presentato non era davvero niente di eccezionale, un pastone di tre ore lento e melensissimo. Ma Tornatore credeva fermamente nella grandezza di quella storia, e ci tornò sopra, rimontandolo, rimescolando i passaggi tra passato e presente e tagliando oltre un’ora.
Il risultato fu il capolavoro che tutti conosciamo.

Nelle scuole di cinema la vicenda di “Nuovo cinema Paradiso” è riportata come esempio supremo a dimostrazione dell’importanza assoluta del montaggio.
Lasciando stare tecnicismi e limitandoci alle vicende, le storie di Walt Disney e di Tornatore ci raccontano come saper leggere i propri errori, ammettere di aver sbagliato e ritornare sui propri passi per correggersi, possa trasformare in oro gli insuccessi.
Ed è forse proprio questo, più di ogni altra cosa, che dovrebbe imparare la politica: ammettere i propri errori e lavorare per correggerli.
Un peccato davvero, essere governati da uomini infallibili.

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