Cottarelli e altri paradossi

Stando alle ultime indiscrezioni, prima dell’ora di cena il rebus verrà sciolto e sapremo cosa ne sarà di questo paese.
Prima di allora, tutte – e sottolineiamo tutte – le ipotesi restano ancora possibili. Un tutto e il contrario di tutto che, come scrivevo giusto ieri, rende sostanzialmente inutile, quasi ridicolo, il lavoro di chi, come il sottoscritto, prova a commentare e ad analizzare gli scenari politici.

Anche perché a dominare su ogni soluzione possibile e su ogni ipotesi percorribile, sono i paradossi.
Giganteschi, tragicomici, surreali.

Paradossale è la figura di Cottarelli, un uomo formalmente e ufficialmente incaricato premier ma ufficiosamente congelato in attesa di capire se il governo politico Lega-Cinquestelle possa essere resuscitato.
Paradossale di conseguenza il lavoro che sta facendo, febbrile e concitato, alla ricerca di una squadra di governo che potrebbe essere stracciata in un secondo se Salvini facesse dietrofront. Oppure potrebbe nascere solo per non incassare la fiducia. O ancora per governare con un timer preimpostato sulla distanza di circa 50 giorni.
Più che un’emergenza pare la follia psicotica di quei governi provvisori a fine guerra nei paesi sconfitti, che progettano grandi opere pur sapendo che verranno destituiti appena firmati i trattati di pace.

Paradossale il Risiko di un eventuale “non ostacolo” a un governo traghettatore di Cottarelli per il voto in autunno. La Lega sarebbe disponibile a un’astensione, ma solo nel caso in cui si astenessero anche i Cinquestelle: siamo già in campagna elettorale e quindi nessuno lascerà all’altro il vantaggio di poter rivendicare il “no” al governo dei tecnici.

Paradossale la posizione dei Cinquestelle, passati in quarantotto ore dall’impichmeant alla riapertura della trattativa, dallo “scandalo Savona” alla disponibilità a ridiscutere la casella del Mef.

Paradossale la Lega, che rivendica la coalizione di centrodestra e al tempo stesso la sconfessa a ogni piè sospinto.

E paradossale anche la posizione di Mattarella. Napolitano sconfinò più e più volte le sue prerogative senza mai essere minimamente delegittimato. Mattarella si trova delegittimato pur essendo rimasto strettamente nei confini costituzionali.
Forse (forse d’obbligo vista la situazione) se si fosse limitato a seguire l’ordine dei risultati, e quindi a dare prima l’incarico al centrodestra e Salvini, poi a Di Maio e, dopo averne certificato l’impossibilità di riuscita davanti a tutti, procedere con un governo neutrale o di scopo che a quel punto nessuno avrebbe più potuto contestare.

Paradossale infine Gentiloni e il suo governo, di fatto ancora in carica e da tre mesi prigionieri di una situazione assurda.

Ma più paradossale di tutti forse sono io, che mi ostino a scrivere queste cose nonostante, più passano le ore, meno capisco.

#specialeElezioni2018
#resistenzeRiccardoLestini

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