Il governo che verrà

L’annunciato (scontato?) enigma istituzionale sulla composizione del governo si è palesato con l’arrivo dei dati definitivi della distribuzione dei seggi parlamentari.
E sono numeri che ci dicono come la strada per dare un governo a questo paese sia forse molto più complicata e molto più in salita di quanto si pensasse.
Impossibile tanto per i Cinquestelle quanto per il centrodestra formare una maggioranza senza appoggi esterni. Appoggi esterni che però, visti i numeri delle altre forze, risultano a loro volta insufficienti.
Un autentico ingorgo, ulteriormente complicato dalla dichiarata indisponibilità di Renzi a qualsiasi trattativa, che da un lato comporta il serio rischio di una paralisi totale, dall’altro apre a scenari ben più complessi e frammentati del previsto.
In attesa che si aprano le consultazioni e Mattarella decida come provare a sbrogliare la matassa, giochiamo a comporre e scomporre il puzzle, azzardando le possibili soluzioni.

1.Partiamo dai Cinquestelle, che possono contare su 114 senatori e 229 deputati. Al senato la maggioranza si raggiunge a quota 161 e alla camera a 315. Basta il colpo d’occhio per capire come i numeri del Movimento siano ben lontani da queste cifre. Se Di Maio ricorresse all’appoggio (anche esterno) della sinistra (ovvero PD e LeU), al senato potrebbe contare su altri 64 senatori e alla camera su altri 131.
La maggioranza in questo caso sarebbe raggiunta ampiamente.
Tuttavia, il niet di Renzi rende questa ipotesi impraticabile. È vero che la chiusura del segretario PD ha di fatto spaccato il partito, ma anche se ci fosse una clamorosa scissione, è bene ricordare che la truppa degli eletti PD è per buona parte renziana di ferro. Molto difficile, quasi impossibile, arrivare a una maggioranza percorrendo questo strada.
L’unica forza che ha dichiarato disponibilità totale ai Cinquestelle è LEU, ma il risultato misero di Grasso (poco più del 3%, 14 deputati e 5 senatori) rende questo partito totalmente ininfluente.
La strada verso destra, per il Movimento, non è certo più semplice. Irrealistico pare un accordo con Forza Italia e anche con Fratelli d’Italia (la fermezza di Giorgia Meloni è la più netta e indisponibile ad accordi post elettorali). Creare un asse con la sola Lega sembra forse più percorribile, ma affinché ciò accada occorrerebbe una rottura netta tra Salvini e la sua coalizione. Il che non è impossibile (Salvini, dietro le dichiarazioni di voler rispettare gli accordi con gli alleati, semina da ieri frasi sibilline per lasciarsi altri margini di manovra), ma di certo non è semplice. Con tutto che, stando ai sondaggi, buona parte della base pentastellata mal digerirebbe un accordo col carroccio.

2.Il centrodestra parte da numeri più alti. Per la maggioranza avrebbe bisogno di poco meno di 30 senatori e poco più di 40 deputati. Sulla carta l’impresa pare più fattibile. Sulla carta appunto. In concreto non si capisce dove e come possa pescare questi parlamentari. Gli eletti nelle file del Movimento e già cacciati dal partito in quanto impresentabili, sono pochissimi e, in quest’ottica, totalmente ininfluenti. Irrealistico che metà PD vada a sostegno di questa coalizione. E ancora più irrealistico che il sostegno anche esterno al centrodestra possa arrivare da Di Maio.
Resta la strada del puro puzzle. Ovvero una somma di scontenti, dissidenti e “responsabili” pescati dappertutto, gli ex grillini di cui sopra più qualche anima esule dal centrosinistra.
Anche qui strada complicatissima e per nulla garante di una pur minima stabilità.
Con tutto che una simile situazione terrebbe totalmente fuori dal Governo i Cinquestelle. Il che è tecnicamente possibile, ma politicamente suicida: estromettere in toto il primo partito, talmente primo da avere quasi il doppio dei voti del secondo, significherebbe annientare il risultato elettorale e regalargli, alle prossime elezioni, il 50% dei consensi.

3.Anche l’implosione del centrodestra, data per possibile viste le numerose contraddizioni interne alla coalizione, si è fatta meno probabile. Se Fratelli d’Italia ha l’opposizione nel suo dna e non avrebbe problemi a passare in minoranza (forse addirittura si rafforzerebbe), per Forza Italia il discorso è diverso.
Il risultato deludente ha fatto saltare lo spettro più evocato in campagna elettorale (ovvero l’asse con il PD), e c’è da scommettere che i parlamentari azzurri saranno pronti a tutto pur di restare agganciati al treno in corsa della Lega.

In un simile rompicapo l’unica certezza è che tutto può succedere e che la partita è appena cominciata.
Una specie di ulteriore e sfibrante campagna elettorale ben più cruciale e decisiva della precedente. Assurda e indispensabile al tempo stesso.
Ancora più assurdo che di questa situazione si lamentino i principali attori in campo, visto che questa legge elettorale, a eccezione di Fratelli d’Italia e Movimento Cinquestelle, l’hanno votata e sostenuta tutti.

#specialeElezioni2018
#resistenzeRiccardoLestini

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