Ma tu lo sapevi che la statua della libertà viene da Firenze?

Sì, esatto, proprio così.

Uno dei più celebri monumenti del mondo, la Statua della Libertà appunto, simbolo stesso degli Stati Uniti, realizzata alla fine dell’ottocento dallo scultore francese Frédéric Auguste Bartholdi, fervente sostenitore dell’indipendenza dei popoli e della guerra di secessione americana in particolare, ufficialmente intitolata “La Libertà che illumina il mondo” ma subito ribattezzata “Statua della Libertà” in quanto, situata all’entrata del porto di New York sul fiume Hudson e con i suoi 93 metri d’altezza perfettamente visibile anche a 40 chilometri di distanza, è da sempre la prima immagine dell’America che si può scorgere arrivando in nave, e quindi simbolo di libertà per quei milioni di migranti che negli Stati Uniti cercavano rinascita e, appunto, libertà, viene proprio da Firenze.

Se non ci credi, guarda l’immagine qui sotto, raffigurante una statua realizzata nel 1870 dallo scultore Pio Fedi su commissione, per omaggiare la memoria del drammaturgo fiorentino Giovanni Battista Niccolini e raffigurante la poesia, oggi conservata nella basilica di Santa Croce.
Non c’è bisogno che tu la guardi con particolare attenzione, basta un colpo d’occhio, anche distratto, per cogliere l’incredibile somiglianza tra l’opera di Fedi e quella, ben più celebre, del francese Bartholdi.
La figura femminile di Fedi ha una corona di otto raggi, nella mano destra reca una corona spezzata mentre il braccio sinistro, abbassato, culmina con una ghirlanda d’alloro, simbolo della poesia. Quella di Bartholdi di raggi ne ha sette (simbolo della libertà che si irradia sui sette mari), nella mano destra regge una fiaccola mentre nella sinistra la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti.

Ma al di là di queste differenze, non c’è bisogno di ripeterlo, la somiglianza è a dir poco impressionante.
Al punto che chiunque, entrando in Santa Croce e soffermandosi su questa statua, pensa giustamente cosa diavolo ci faccia qui a Firenze la Statua della Libertà.
Soprattutto, pensa che lo scultore Pio Fedi abbia copiato Bartholdi.
Un plagio in piena regola insomma.
In realtà, questo il bello, è l’esatto contrario.
Ovvero è stato Bartholdi a “plagiare” Pio Fedi.
A testimoniarlo non c’è bisogno di chissà quale ardito teorema o di chissà quale giro di parole. Bastano le date nude e crude.
La “statua della libertà” fiorentina viene inaugurata nel 1883, quella americana nel 1886.
Ma il dato più importante è un altro: come già scritto prima, Fedi inizia a lavorare alla statua più di dieci anni prima, e il primo bozzetto dell’opera dedicata a Niccolini risale al 1870.
Lo stesso anno in cui, guarda caso, il giovanissimo Bartholdi, che ancora a realizzare la Statua della Libertà non ci pensa proprio, si trova per l’appunto in Italia, a combattere a fianco delle truppe garibaldine nella guerra franco-prussiana.

È così assurdo pensare, vista la somiglianza delle due opere, che in quello stesso anno abbia avuto modo di vedere quel bozzetto che, tra l’altro, circolava negli stessi ambienti patriottici e risorgimentali frequentati dallo scultore francese nei suoi soggiorni italiani?

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