Non ne parliamo…
Di questo benedetto romanzo, che mi è costato anni di vita, una quantità incalcolabile di notti insonni e giganteschi (e sanguinanti) pezzi d’anima, ne parlerò e ne parleremo. Forse, spero, ne parlerete e sempre forse (e sempre spero) ne parleranno.
Sicuramente a partire da sabato prossimo avrò-avremo-avrete-avranno
Perciò oggi no, non ne parliamo. Per qualche giorno ancora, lasciamolo stare, lasciamo che per qualche giorno ancora sia soltanto una copertina e un titolo che forse incuriosiscono, frammenti e dettagli di trama e contenuto che dicono tutto e il contrario di tutto, che fanno intuire qualcosa e non fanno capire niente.
Lasciamolo così allora, almeno e ancora oggi, ancora mio e ancora oggetto misterioso. E parliamo d’altro.
Parliamo di sabato prossimo, 9 febbraio, ore 17, quando il viaggio di questo romanzetto partirà ufficialmente.
Parliamo di come, ovviamente (e comunque e tuttavia), mi tremino le gambe al solo pensiero, di come l’emozione sia totale e totalizzante.
Perché, oltre a un viaggio che comincia e a un libro che debutta (e hai detto niente) c’è, letteralmente, tutto quello che desideravo per questo agognato debutto.
C’è Passignano, prima di tutto, la “mia” Passignano, le mie radici e le mie viscere… perché sia chiara una cosa: Firenze è casa mia, mentre Passignano non ho nemmeno bisogno di dirlo, la sento e questo basta… la mia Passignano insomma, il luogo che in assoluto ho più amato e più odiato, più difeso e più disprezzato, più cercato e da cui sono più scappato in tutta la mia vita. La mia Passignano, semplicemente il vestito e il respiro di tutto ciò che sono.
Poi c’è Sandro e non so se mi spiego… la storia di un’amicizia lunga chilometri e contenente quintali di emozioni, le cui origini vanno ricercate nella notte dei tempi e chissà dove e le cui cose più vere sono ovviamente qualcosa di solo nostro e incomprensibile ai più… però è una vita intera che quando lui&io parliamo di roba seria (lo so che sembra strano, conoscendoci, ma vi assicuro che capita spesso) ci chiamiamo rispettivamente “voi” e “noi” (cioè “voi politici” e “noi intellettuali”, quando parlo io a lui, e “voi intellettuali” e “noi politici”, quando parla lui a me)… e pensate che emozione può essere per me (ma io penso pure per lui) ritrovarsi allo stesso tavolo nella veste ufficiale di NOI e VOI…
E c’è Sara, che mi scrive cose meravigliose sul mio romanzetto che ovviamente ha letto in anteprima e poi però dice “io rovinerò tutto”. E invece io dico che lei non è stata la prima persona cui ho pensato per condurre la presentazione, ma l’unica. Semplicemente perché è la migliore, che ci conosciamo da una vita, Sara&Io, da quando prendevamo insieme corriere arrancanti e sbuffanti sulle salite gelide che portano a Cortona, ed è da quei tempi lì che abbiamo un sentire comune speciale che ci fa intendere pur nella nostra diversità… e Sara ogni volta che la incontro è come specchiarsi in un corso d’acqua fresco e pulito, la prova che il tempo passa – eccome se passa – ma le persone speciali, nel loro essere speciali, non solo restano le stesse, ma come il vino migliorano.
E c’è Marta con la sua voce miracolosa, Marta la mia amica ritrovata dopo quei tempi lunghi che la vita ti impone e dove ti perdi senza volerlo… ma poi ti ritrovi e che spettacolo ritrovarsi e come fai a non pensare a Marta quando devi dare una voce a una canzone importante, che ti ha ossessionato e che è tra le protagoniste più piene e dolorose del tuo romanzetto? Come fai a non pensare a Marta, tra le persone più care dei tuoi anni migliori, tra i più grandi fenomeni con cui hai avuto l’onore di dividere la scena?
E Francesca… che ha coinvolto voci e anime che non conosco se non di sfuggita (Monica, Fabio) e che non vedo l’ora di conoscere bene, e voci e anime con cui ho già diviso tragedie e risate e imprese e meraviglie (Andrea appena ti vedo ti salto addosso in memoria del “palicco”) e voci e anime che, semplicemente, sono un pezzo di vita, un pezzo di anima, un amico molto più che fraterno, che sì, Gabriele, questo è il più grande regalo che potessi farmi. E insomma Francesca, che sono 10 anni che le poche (poche per fortuna o purtroppo?) volte che ci vediamo finiamo sempre per infognarci nei massimi sistemi e tirare fuori l’infinito dalle bottiglie di plastica e i mondi sommersi dalla nebbia, Francesca e un comune sentire&patire&sperare&gio
Non scherzavo affatto, perché mi cago letteralmente addosso.
Questa è la verità: posso recitare davanti a 5mila persone (e sapete che l’ho fatto e molto più di una volta), ma non avrò mai la paura che sento nel presentare un libro davanti a 50 persone…
Però grazie a voi che sarete lì, tutti quelli che ho ricordato e tutti voi che avrete l’amore, la premura o anche solo la curiosità di venire, mi sentirò meno solo e disperato…
A sabato prossimo…
R.