Non voto

Io non è che non vado a votare.
Io MI RIFIUTO di votare.
Di votare in uno Stato che, a sette mesi (sette mesi, non sette anni) dalla scadenza della Legislatura non è ancora in grado di dirmi con quale legge elettorale si svolgeranno le elezioni.
Di votare in uno Stato in cui i principali partiti non hanno uno straccio di progetto politico ma cambiano idee, propongono leggi, discutono proposte solo ed esclusivamente sulla base dei sondaggi, che aggiustano e modificano programmi in base ai gradimenti settimanali, che inseguono la pancia del momento e cavalcano il sentore del giorno.
Di votare in uno Stato dove enormi temi etici e civili come il testamento biologico, lo Ius Soli, il reato di tortura, dovrebbero appunto far parte di un progetto politico, non affastellarsi nella schizofrenia di fine legislatura ed essere proposti e contestati per ADERENZA E COERENZA AL PROPRIO PROGETTO POLITICO, non secondo il tiramento e la convenienza della settimana, per raschiare bacini elettorali lontani, recuperare quelli perduti.
Di votare in uno Stato il cui unico codice etico della politica è il sondaggio della settimana.
Di votare in uno Stato in cui alleanze e coalizioni nascono su REALI CONVERGENZE di programma, e non sulle previsioni e le convenienze della legge elettorale.
Di votare in uno Stato incapace di offrirmi statisti degni di questo nome, ma personaggi assurdi come Salvini, Di Maio, Renzi, Berlusconi, Alfano, Meloni, ovvero il peggio del vuoto da salotto televisivo o, al massimo, leadrini egocentrici e incosistenti che non regerebbero nemmeno come rappresentanti di classe.
Io MI RIFIUTO di votare.
Perché il mio voto sarebbe una scelta seria, consapevole, un’adesione a un programma, un progetto, una visione a lunga scadenza del paese del futuro. E questo Stato mi impedisce di fare questa scelta.
Io MI RIFIUTO di votare.
Perché questo Stato non merita la mia serietà e non merita il mio voto.

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