E chi è Roberto Benigni?

Lui si chiamava Venturino Venturi, ed è stato uno dei più grandi artisti italiani del ‘900.
Valdarnese, di Loro Ciuffenna, splendido borgo in provincia di Arezzo, crebbe in Francia – dove il padre socialista fu costretto a riparare per l’avvento del fascismo – di fatto senza alcuna istruzione, imparando l’italiano su Pinocchio e La Divina Commedia, i libri che il padre si era portato via durante la fuga.
Autodidatta prodigioso, frequentatore della splendida Firenze postbellica delle Giubbe Rosse, realizzò i suoi capolavori massimi di pittura e scultura proprio sui soggetti di Dante e di Collodi, nonché sulla vita di San Francesco, riuscendo sempre a cogliere l’anima più universale e popolare di questi personaggi.
Oggi una parte della sua arte immensa dedicata al poema dantesco, rivive a Firenze al museo Bardini, in una mostra straordinaria da vedere assolutamente, per cogliere la grandezza di questo genio troppo spesso dimenticato e per ritrovare l’anima più autentica e genuina di Dante (fate in tempo fino al 26 febbraio).
Di tutta la sua vita stramba e avventurosa, dolorosa e sognante, c’è un aneddoto che mi colpisce da sempre più di ogni altro. Lo racconta Roberto Benigni, in una breve intervista a prefazione di un libro dedicato a Venturi (edizioni Pananti, 2004).
Nel 2000 Benigni, all’epoca fresco vincitore dell’Oscar e di fatto tra gli uomini più famosi del mondo, per preparare il suo Pinocchio chiese ai suoi scenografi di ispirarsi alle opere di Venturi. Decise così di andare a Loro Ciuffenna a conoscerlo.
Il sindaco andò da Venturi, già gravemente malato, a dargli la grande notizia.
“C’è Roberto Benigni che ti vuole conoscere!”.
Venturi gelò l’entusiasmo: “E chi è Roberto Benigni?”
“Ma come chi è? L’attore, il premio Oscar!!”
“Ma io mica ce l’ho la televisione… “

Sublime.
Semplicemente sublime.
E non ho altro da aggiungere.

#storieRiccardoLestini