Il segreto del retro del Perseo

Nell’infinita, quasi sconvolgente, ricchezza di opere d’arte di cui trabocca Firenze, una delle mie preferite in assoluto è senza dubbio il “Perseo” di Benvenuto Cellini, a ragione la statua più famosa del complesso marmoreo della splendida Loggia de’ Lanzi (consiglio, visitatela di sera, a un’ora di bassa affluenza, meglio dopo le 22… sarà una magia indimenticabile).

Al di là dell’obiettiva e indiscutibile bellezza della scultura, ho sempre pensato che poche cose come questa statua abbiano saputo rappresentare Firenze, sintetizzarne il carattere e l’essenza più profondi. Nel soggetto mitologico dell’eroe che uccide la Gorgone – scelto dal Cellini come metafora della vittoria di Cosimo I sulla Repubblica e del trionfo della signoria medicea – convivono sangue e leggerezza, l’inquietudine che pulsa e serpeggia nelle viscere sotto un continuo trionfo di splendore.
E Firenze è esattamente questo: un’inquietudine silenziosa e strisciante che continua a battere come un tamburo sotto un’accecante e sfolgorante bellezza.
 
La statua costò all’artista nove anni di lavoro particolarmente duro e complicato.
Le difficoltà maggiori Cellini le incontrò durante il processo di fusione, al punto che decise di buttare nella fornace anche i suoi piatti e le sue scodelle di stagno, per un totale di circa duecento pezzi.
E infatti, l’analisi della statua rivela composizioni diverse: la testa di Medusa risulta composta dal 90% di rame e dal 10% di stagno, mentre il corpo di Perseo è rame al 95,5%, 2,5% stagno, 1% zinco e 1% piombo.
 
Un lavoro così complesso, per il quale usò anche una ingente quantità di oggetti personali, ebbe una conclusione amara, paradossale, beffarda: dopo il grande successo dell’inaugurazione, benché come ricordato dedicata alla vittoria di Cosimo I, lo stesso Cosimo, nonostante lo splendido risultato ottenuto pagò l’opera 3.500 scudi, anziché i 10.000 pattuiti con l’artista.
 
Forse è per questo, per ricompensarsi dell’immensa fatica e forse perché intuendo dall’inizio il brutto scherzo di Cosimo I, Cellini decise di nascondere, all’interno del suo Perseo, un’altra opera “nascosta”.
Per scoprirla e vederla, basta mettersi alle spalle della statua e osservarne il retro: alla giuntura della nuca e sulla parte posteriore dell’elmo l’artista ha realizzato uno stupefacente effetto ottico, grazie al quale – provare per credere – vi smbrerà di scorgere il volto di un uomo.
Che, manco a dirlo, è lo stesso geniale, immenso, estremo Benvenuto Cellini.
Alla faccia di quei tirchi dei Medici…
 
#FirenzeMagica
#storieRiccardoLestini

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