Cocci e frammenti di un’estate che se ne va…

Carissime e carissimi,
bentornate e bentrovate, bentornati e bentrovati.
Come annunciato eccoci qua, lunedì 29 agosto, pronti a ripartire e a varare la nuova stagione di questa pagina.
Sullo sfondo, in dissolvenza, malinconiche come i titoli di coda di un film così così, sfilano e si allontanano le immagini dell’estate ancora in corso ma già trascorsa, troppo breve e troppo banale come al solito, come ogni estate che iddio – o chi per lui – mette in terra.
Solita estate di agognato e meritato riposo che però, per molti, moltissimi, come al solito si è trasformata in un incubo di vacanze-stress al punto di agognare il ritorno al lavoro come unica salvezza possibile, solita estate di tormentoni e brutte canzoni (quella di J-Ax, a nostro modesto avviso, può concorrere a pieno titolo al premio di peggiore hit estiva del decennio, e il verso “vorrei ma non posto” candidarsi come esempio di rara e ricercatissima nefandezza linguistica) e solita estate di foto di piedi e ombelichi dai luoghi di villeggiatura postate sui social.
Oltre a questo copione già scritto, a quanto ho potuto vedere e annotare, nervosismo medio e generale in netta e preoccupante espansione. In primis sulle strade, dove i clacson spazientiti senza alcun motivo (una scena epica per me rimane una ferocissima guerra di strombazzamenti alla rotonda di piazza Ferrucci a Firenze, 12 agosto, città già deserta, due sole macchine presenti a insultarsi senza tregua e senza senso) si sono moltiplicati a ogni angolo, sorpassi immotivati a go-go, fretta di raggiungere il nulla. In secundis sulle spiagge, dove si litiga furiosamente per inezie, dove chi ha pagato il bagno rivendica centimetri di spiaggia e di ombra contro i poveracci delle spiagge libere, dove mamme sempre più esasperate urlano contro figli che non stanno facendo niente e altre mamme fanno finta di niente mentre i figli stanno devastando il litorale. E babbi che a loro volta urlano improvvisamente per darsi un tono (non dimenticherò mai, sulla spiaggia di Marina di Bibbona, quel babbo di circa 45 anni che guardando negli occhi la sua figlioletta che avrà avuto sì e no diciotto-venti mesi, le ha urlato: “punto primo, ti stai comportando in maniera assurda…”).
Per la serie “discussioni da ombrellone” invece, vince il dibattito sul burkini, vera e propria hit dell’estate 2016. Un discorso in realtà molto serio ma che, come spesso ci succede, complice il gran caldo, Salvini e diverse puttanate televisive, siamo riusciti a trasformare nell’ennesima boutade da avanspettacolo stile Bagaglino.
Meno appeal hanno avuto i diverbi strettamente politici (a quasi nessuno è fregato una ceppa delle beghe pentastellate della Raggi in Campidoglio, ancora meno della polemica PD-ANPI sulle feste de l’Unità e sul prossimo referendum). Con l’eccezione, ovviamente, delle immancabili e monumentali grazie del ministro Boschi. Nel senso che della diatriba sul fatto se si possa o meno fare satira sulle cosce di un ministro a nessuno è importato nulla, mentre sulle cosce in sé si sono scatenate le più ataviche fantasie italiche, come non accadeva dai tempi dell’uscita sul grande schermo di “Malizia” con Laura Antonelli.
A proposito di fantasie italiche, ci sono state le Olimpiadi. E ovviamente, oltre agli improvvisi (e brevissimi) scoppi di esplosivo patriottismo e a un popolo di colpo pronto a morire per difendere il tricolore in nome della pallanuoto femminile, a milioni ci siamo scoperti per settimane esperti e appassionati di sport popolarissimi quali la carabina, il due con, la scherma a squadre e la ginnastica artistica. Per settimane appunto. Poi è iniziata la serie A e del patriottismo, del tricolore, della pallanuoto femminile, della carabina e pure degli ultimi tre giorni di Olimpiadi, non ce n’è sbattuto una minchia.

La solita normalissima e banalissima estate italiana, insomma.
O almeno così avremmo voluto. Perché non c’è proprio un cazzo di normale e banale nella terra che trema, in case e paesi che si sbriciolano e vengono giù nello spazio d’un battito di ciglia. Davvero un cazzo di normale nell’ennesimo terremoto che la squarcia e l’ammazza, quest’ennesima estate italiana.
Ne parleremo a lungo, credo.
Ma non qui, non in questa sede.
Questo è un articolo di bentornati su questa pagina leggerino leggerino, così leggero e svagato che quasi mi vergogno anche solo ad averlo citato, il terremoto.

Per concludere. Ufficialmente l’estate è ancora in pieno corso, ma non prendiamoci per il culo: farà pure un gran caldo ancora, ma è il 29 agosto ed è pure lunedì, e da che mondo e mondo il 29 agosto, specie se lunedì, è già autunno. Senza appello e senza scampo.
Perciò noi si riparte, si spera con la stessa intensità dell’anno scorso e, soprattutto, si spera con il vostro seguito sempre partecipe e numeroso.
A proposito di numeri… nel “periodo non collegato”, ovvero in questo mese e mezzo di pausa estiva, il numero degli iscritti alla pagina è seguitato a salire fino a sfondare quota 10mila… GRAZIE, faremo di tutto per ripagarvi della fiducia!

Ripartiremo come sempre, attualità e r-esistenze, universi più o meno grotteschi e storie vere o immaginarie da raccontarci e raccontarvi. Ripartiremo, insomma, da dove e come ci siamo lasciati.
Per quanto riguarda gli appuntamenti fissi, quelli che abbiamo la pretesa di chiamare “rubriche”, partiamo, almeno per queste prime settimane, in maniera soft. Tornano i sempreverdi “consigli del venerdì” (tutti i venerdì ovviamente, micro recensioni di libri, film, dischi… micro inviti alla lettura, alla visione, all’ascolto… ) e tornano le canzoni del nostro jukebox (tutti i sabato, la storia di pezzi immortali e pezzi meno noti, la storia dell’anno in cui sono stati scritti, da scoprire e da ascoltare e riascoltare per emozionarci insieme).

Tutto come sempre, e nei limiti del possibile, come diceva il poeta “in direzione ostinata e contraria”… pronti via, si riparte!!!

RL

#resistenzeRiccardoLestini

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