Le regole, queste sconosciute

Il circo post referendum, come previsto e temuto, è di gran lunga più deprimente di quello del referendum. Comunque vada sarà un disastro, dicevo e scrivevo. E disastro è stato, è e, probabilmente, sarà.

Prima di tutto, per quanto ovvio fin dall’inizio della campagna elettorale, adesso è assolutamente chiaro come il sole che della Costituzione non importa davvero niente a nessuno.

Non importa a gran parte dell’elettorato, che in maggioranza ha votato per altri motivi, e soprattutto non importa ai partiti, che hanno usato la Costituzione esclusivamente come schermo e pretesto.

Suona molto squallido che chi della carta costituzionale dovrebbe esserne garante a prescindere – i partiti appunto – la usi come paravento per le manovre più basse e subdole.

Ma come poteva essere altrimenti?

Si pensi al gigantesco paradosso per cui alcuni dei principali partiti schierati per il NO, ovvero Forza Italia e la Lega, che in nome della difesa della Costituzione hanno convocato assemblee, organizzato convegni e mobilitato le piazze, sono gli stessi che da oltre vent’anni quella stessa Costituzione cercano di prenderla a calci e di trasformarla in senso PRESIDENZIALISTA.

E si pensi al continuo stravolgimento dell’essenza della democrazia rappresentativa per cui, da destra a sinistra e da decenni, si assiste quasi senza nemmeno farci caso alla continua personalizzazione di ogni azione politica, all’incessante personalismo di cui vive ormai ogni forza politica.

E si pensi alla forzatura di fondo della riforma per cui siamo stati appena chiamati a votare, ovvero la modifica di una parte fondamentale della Costituzione che non era – come dovrebbe essere in una democrazia e come Renzi ha tentato di farci credere che fosse – la sintesi di un dibattito parlamentare, ma la proposta di un governo.

Ma soprattutto si pensi al sistematico disprezzo delle regole più elementari della nostra repubblica a cui, puntualmente e soprattutto nei passaggi più delicati, siamo obbligati ad assistere.

Si pensi a Renzi che, fregandosene delle regole, della prassi, del ruolo e del buonsenso, si dimette in diretta senza prima passare per il Presidente della Repubblica, fregandosene del fatto che nonostante tutto ci sono prima delle responsabilità da prendersi, che non non si può andare via “portandosi via il pallone”, che non si può sempre anteporre lo show alle procedure democratiche.

Si pensi a Berlusconi che, nonostante interdetto e ineleggebile, come niente fosse guida la delegazione di un partito nelle consultazioni e, sempre come niente fosse, detta e spiega la linea del partito in sala stampa.

E si pensi a tutti quelli, Salvini in testa, che puntualmente si dimenticano di vivere in una repubblica con delle regole precise, che anche se cade un governo non si può andare al voto il giorno dopo, che ci sono urgenze e impellenze da portare necessariamente a termine, che NON c’è una legge elettorale attualmente valida, che c’è una cassazione la cui sentenza in merito è comunque necessario attendere.

Si pensi a tutto questo e chissà che altro. E ci si chieda: ma a chi può interessare difendere la Costituzione?

#resistenzeRiccardoLestini

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