San Matteo Renzi da Rignano

La certificazione di miracoli effettivamente compiuti e il seguito di una folla adorante e invocante, sono da sempre le patenti imprescindibili per ogni processo canonico di santificazione.
Matteo Renzi da Rignano sull’Arno, protettore dei rottamatori, bruciando le tappe tra le macerie di un paese distrutto e impazzito, le ha già ottenute da tempo.

Per ciò che riguarda i miracoli, San Matteo ha compiuto imprese mirabolanti tipo la tramutazione del più antico conservatorismo nel nuovo che avanza, l’elezione a Premier senza elezioni, la cancellazione di quel poco di sinistra e socialdemocrazia ancora esistente, la sparizione di Bersani e, soprattutto, la moltiplicazione dei voti del PD.

Circa il seguito di folla invece, non si è nemmeno dovuto impegnare troppo. Gli è bastata l’Italia, la sua storia, la storia di un popolo sempre pronto a gettarsi ai piedi del capo di turno e a invocarlo a mani giunte come l’unico Salvatore possibile e onnipotente.

A questo punto, già santo acclamato e conclamato da tempo, incarnazione vivente del più compiuto potere forte sedicente democratico, San Renzi da Rignano può procedere ad ampie falcate verso il suo obiettivo supremo: distruggere la Costituzione e smantellare lo Stato democratico.
Un percorso a tappe serrate (Renzi ha sempre fretta, parla in fretta e va sempre di fretta) e necessariamente scandite da altri miracoli.

Primo fra tutti, l’illusione del fare.
In questi mesi di vita il governo del santo rignanese non è che abbia fatto cose sostanzialmente sbagliate. Semplicemente, farsa degli 80 euro in busta paga a parte, non ha fatto niente. Così come non ha fatto niente il precedente governo Letta e così come non ha fatto sostanzialmente niente il precedente governo Monti.
Ma tra il niente di San Matteo e il niente degli eretici predecessori, c’è una differenza abissale. Il profeta delle sponde dell’Arno, pur non facendo niente, fa tutto. Più presenzialista e logorroico di Papa Francesco, non passa giorno senza che San Renzi Premier non annunci strombazzando una riforma, un risultato clamoroso, una svolta epocale, un cambiamento storico, un’alba di rinascita nazionale.

L’Italicum, la riforma del Senato, la riforma della Pubblica Amministrazione, la rivoluzione della Pubblica Istruzione (tanto per citare solo le più importanti): tutte cose annunciate come già fatte, già realizzate con tanto di fanfare e tagli di nastri.
Poi nella sostanza non succede niente, non viene fatto niente e tutto viene continuamente rimandato, ma non importa, è proprio questo il miracolo.

Poi, la mistica dell’urgenza.
Il fare tutto senza fare niente non avrebbe questo impatto se non fosse condito, negli annunci e nelle dichiarazioni del Santo Premier, da una continua urgenza, da una costante questione di vita o di morte.
“O si fa l’Italicum o si muore”, “Su questo mi gioco l’osso del collo”, “Io ci metto la faccia” e via dicendo
Senza un po’ di martirio, senza l’immolarsi per il bene comune, che miracolo sarebbe?

E, ovviamente, l’illusione del comando assoluto.
Il Santo deve essere solo, altrimenti la gente non lo segue. Così un Santo Premier deve essere solo al comando. Solo, forte e indistruttibile.
E San Matteo da Rignano non perde occasione di ribadirlo, questo suo comando assoluto, questo suo continuo dettare la linea. Ovunque. Si pensi, tanto per dire, all’autocelebrazione per il semestre di Presidenza dell’Unione Europea. Non importa che questo onere non sia elettivo, che a rotazione tocchi a tutti – Cipro compreso: il miracolo di San Renzi lo ha trasformato in un successo personale clamoroso, come se grazie a lui e alla sua credibilità l’Italia si sia presa l’Europa intera.
E soprattutto non importa che nella realtà dei fatti l’Italia, sullo scenario internazionale, sia completamente asservita alle potenze straniere, alla Germania in materia economica e agli Stati Uniti in materia militare e diplomatica.

C’è anche la logica del mistero.
Uno dei punti centrali del premierato di San Matteo è rappresentato dagli incontri con Silvio Berlusconi e dall’ormai celeberrimo patto con Forza Italia. Un patto che nella sostanza è una sigla assolutamente priva di contenuti. O meglio, i contenuti ci sono, ma non ci è dato sapere quali siano.
E va ovviamente bene così. Parliamo di miracoli, di fede, e l’alone di mistero è quanto mai necessario e imprescindibile.

Infine, i nemici.
Se un santo non viene ostacolato, attaccato, contestato, vilipeso, incompreso nelle sue illuminanti preveggenze, non vale niente.
Questo San Renzi da Rignano, che viene dall’Azione Cattolica e in logica dell’agiografia non deve imparare niente da nessuno, lo sa benissimo. Perciò, quando il miracolo del fare senza fare scricchiola e comincia a non reggere più, ecco uscire dal cilindro il miracolo dello scarico di colpe e responsabilità sui nemici, veri o presunti.
Un Santo Premier, ce lo insegna la storia, ha potenzialmente nemici ovunque: certo tra gli oppositori ma anche (forse soprattutto) tra gli alleati. San Matteo Nostro non fa eccezione, e non passa giorno senza bacchettare e minacciare di passare per la forca questo o quell’alleato dissidente, senza attaccare questo o quell’altro oppositore troppo zelante.

Nel caso in cui poi non ci sono, scontri zuffe e polemiche San Renzi li cerca o li crea ad hoc.
Così, quando finiranno le vacanze e a settembre gli verrà chiesto il conto di quanto fatto in circa otto mesi di governo e questo conto sarà in tragico passivo e registrerà uno zero assoluto alla voce riforme, San Matteo da Rignano potrà dirottare le colpe sui sabotatori, sui complottasti, sugli sciacalli della vecchia politica che lo hanno ostacolato e ingannato impedendogli di cambiare l’Italia.

E gli italiani, che come sempre la storia ci insegna non vogliono cambiare le cose ma vogliono solo un leader supremo capace di fare la voce grossa e che dica di voler cambiare le cose, saranno dalla sua parte e torneranno a votarlo in massa.
Come alle europee e più che alle europee.

E a questo punto il miracolo sarà completo e San Matteo Renzi avrà finalmente la strada spianata per realizzare la sua Italia: un paese rifondato sul liberismo più sfrenato e becero, con servizi pubblici sempre più scadenti e con un privato più o meno qualificato in materia di istruzione, sanità e via dicendo cui solo i ricchi potranno accedere. Un paese dove servizi e industria saranno svenduti ai magnati internazionali per un piatto di lenticchie. Un paese impassibile e inutile sullo scacchiere internazionale.

Un paese ottusamente fiero di aver rottamato la democrazia.

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