Lamoedusa anno zero

La tragica ecatombe di Lampedusa è una catastrofe umanitaria gigantesca, spaventosa, terribile.
C’è sgomento e dolore nel guardare quei – quanti sono, 90, 100? – cadaveri, quella fila interminabile di bare che prende il posto degli ombrelloni sulla spiaggia. Cadaveri di donne, uomini e bambini disperati, senza alternativa, in fuga da inferni inimmaginabili, stipati come animali e alla fine morti non certo come esseri umani.
Gli uomini non devono morire così. Non è possibile. Se questo è un uomo, verrebbe da dire e gridare.
Eppure, davanti a tutto questo, io non riesco proprio a commuovermi.
Riesco solo a provare rabbia, rabbia enorme, irrefrenabile, rabbia che mi apre in due lo stomaco e non mi lascia stare.
Perché questa tragedia non è un fatale incidente, un imprevedibile naufragio. Al contrario si tratta della tragedia più annunciata della storia. E non mi viene da chiedere perché sia successo, ma perché non sia successo prima.
Inutile commuoversi oggi, davanti ai cadaveri e in mezzo alla polvere.
Inutile commuoversi se domani torneremo a far finta di niente.
Inutile commuoversi se domani continueremo a chiamarli negri e a votare Lega Nord.
Inutile commuoversi se non capiamo, o facciamo finta di non capire, che questa tragedia ha dei responsabili, degli assassini ben precisi. E non sono gli scafisti. O almeno non solo.
Tutto inutile se facciamo finta di non capire che tutto questo è la conseguenza estrema, tragica e stragista di quella politica neoliberista che con indifferenza continuiamo ad accettare nella più atroce indifferenza, così come nella più atroce indifferenza accettiamo leggi abominevoli come la Bossi-Fini in materia d’immigrazione.
Tutto inutile, se alle lacrime del momento non seguono provvedimenti, soluzioni. Se l’indignazione e la commozione non si trasformano in volontà di cambiare le cose.
E se qualcuno si sta chiedendo perché dovremmo pensarci noi, di risposte ne ho diverse, ma mi limito a darne soltanto una: perché il placido benessere occidentale è possibile solo ed esclusivamente in virtù dei drammi che provocano questi esodi di massa.
Quando dieci e passa anni fa, noi “no global” di allora, lo dicemmo, fummo tacciati di terrorismo. Oggi siamo qui a contare i cadaveri sul campo. E, oggi come allora, non siamo stati certo noi a premere il grilletto.

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