Estate

È sempre orrenda l’estate. Meglio in una vertigine assurda aspettare l’autunno col suo freddo di facciata e traffico cittadino, e in quei pomeriggi che d’incanto tornano bui finalmente smarrirsi nella più piena e viva solitudine. L’estate ti bracca e ti spezza, ti strappa a forza di casa e ti porta dentro giorni e notti dove c’è solo gente e nemmeno un essere umano.
D’estate ci sono troppi occhi e nessuno sguardo, troppe gambe e schiene e cosce. Troppi desideri annegati nella birra e devastati di sudore e zanzare. Troppo vuoto nelle feste incatenate da luna e sabbia. Potrei e dovrei forse rispondere ai tuoi occhi ubriachi e vaghi, bambina in gonna corta e culo alto, ma troppo lontana la tua giovinezza dagli anni che ho e che nemmeno immagini. Non capiresti perché stasera, quasi quarant’anni, io piango e strido su canzoni idiote che vent’anni fa detestavo, non capiresti e potrei solo prenderti i fianchi e la schiena senza guardarti e senza carezze. Potrei scappare in uno di quei borghi dove immense tavolate smarriscono gli occhi, avvelenare l’estate dentro un vino annacquato e poi innamorarmi della ballerina di pizzica che solleva la gonna gitana scoprendo cosce morbide e sorrisi per tutti. Ma anche qui c’è l’estate e smania di fare e di andare, anche qui il mondo va in marcia scomposta verso qualcosa e nessuno si ferma nel nulla e solo nel nulla si sogna l’amore. Solo nel nulla ha senso l’amore. Nemmeno, allora, chiamare vecchi amori mai accaduti e illudersi di riscattare passati d’occasioni perdute in una notte tragica di gemiti e parole insensate.
È sempre atroce l’estate. Meglio andarsene via in quel mondo dove nessuno può raggiungermi, dove nessuno può prendermi in affitto. Scrivere anche se costa fango e merda, anche se costa fatica col sudore che cola mentre fuori tutto è rumore. Scrivere e scrivendo ritrovare la verità, perché non c’è niente di più vero delle vite che inventi. Scrivere e con la mente tornare a quei giorni dove tutto rallenta e t’incanti a guardare il tempo che passa, che a volte è un piacere vederlo passare. Scrivere. E dimenticare l’estate dove tutto odora di fasullo e supereroi che non hanno il coraggio d’inciampare.E nemmeno le stelle cadono più.

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