JUKEBOX 020 – Guns ‘n’ Roses, “Sweet Child ‘o Mine”

1988

Dopo la lunga era Craxi e la parentesi tecnica del governo Goria, alla guida dell’Italia torna la DC con Ciriaco De Mita. Alle amministrative la Lega Lombarda (futura Lega Nord) vola oltre il 4,5%, ma nessuno se ne accorge. Il muro di Berlino prende a scricchiolare paurosamente, ma ancora non crolla. Achille Occhetto è eletto segretario del PCI. Gli yuppies sono gli squallidi protagonisti dello scenario quotidiano italiano. Gli estremisti neri Francesca Mambro e Valerio Fioravanti sono condannati all’ergastolo in quanto esecutori materiali della strage di Bologna. A Trapani la mafia uccide il giornalista e sociologo, ex leader di Lotta Continua, Mauro Rostagno. Il numero di telefoni nel paese sfiora i 25 milioni, in aereo viaggiano circa 21 milioni di passeggeri all’anno, un litro di benzina costa 1.400 lire, un caffè al bar 600, lo stipendio medio di un operaio è di 700mila lire al mese. A Sanremo trionfa Massimo Ranieri con “Perdere l’amore”, ma il fenomeno discografico dell’anno è “Jovanotti for President” con il tormentone “Gimme Five”; sui juke box impazzano inoltre “Faccia da pirla” di Charlie, “Alzati la gonna” della Steve Roger Band e “Gimme hope Johanna” di Eddie Grant. Arriva in whs “9 settimane e mezzo”: e tutti noi ragazzi di prima media, che due anni prima non ci avevano fatto entrare al cinema, dopo aver visto finalmente lo spogliarello di Kim Basinger, ci rendemmo improvvisamente conto come il Subbuteo non fosse più sufficiente a riempire la nostra vita. Nei primi mesi dell’anno, dopo anni di musica sostanzialmente di merda, dagli States arriva – come preludio di uno degli album più belli della storia del rock – un singolo esplosivo destinato a cambiare le vite di molti. Loro erano i Guns N’Roses, l’album “Appetite for destruction”, il singolo “Sweet Child O’ Mine”. Segno che, finalmente, gli anni ’80 stavano davvero per finire.

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