“Comizi d’amore”, oggi

Ho appena rivisto COMIZI D’AMORE, il documentario di PIER PAOLO PASOLINI in cui lo scrittore percorre da nord a sud l’Italia del boom (siamo nell’estate del 1963) per conoscere le idee e le opinioni degli italiani sulla sessualità, sui tabù, sulla parità di genere, sull’omosessualità, sulla coppia, sulla famiglia e sul divorzio.

Oltre a incantarmi (per l’ennesima volta) per la grazia a dir poco soave (un misto di gentilezza e timidezza pervase da intelligenza e profondità di analisi, che mai cedono alla voglia di scoop e sempre antepongono il rispetto per l’intervistato) di Pasolini nell’intervistare le persone, e oltre a impressionarmi (sempre per l’ennesima volta) per la maniera naturale e lucidissima con cui Pasolini scava il suo presente vedendo chiaramente il futuro, pensavo:
oggi, oggi che il sesso (come tra l’altro presagisce amaramente Pasolini proprio in questo documentario) è stritolato tra gli estremi della volgarità e della scientificità, privo di anima, di grazia, di poesia, di normalità quotidiana, sarebbe possibile un’inchiesta come questa?
come potremmo oggi parlare di tabù, in una società che (sempre come ammoniva Pasolini, un decennio più tardi) facendo del sesso lo specchio brutalizzato e morboso della mercificazione industriale del corpo, è riuscita a distruggere ogni tabù senza risolverne nessuno?
sarebbe possibile, in sostanza, girare un “Comizi d’amore” oggi, ai tempi della globalizzazione?
è qualche ora che provo a immaginarmelo, nella sua versione 2.0; la conclusione è che temo sarebbe desolante e illuminante al tempo stesso: ci mostrerebbe, col filtro affatto secondario della sessualità (e dell’etica della sessualità), come lo sviluppo poderoso – diciamo pure impressionante ed esponenziale – degli ultimi sessant’anni, non sia stato in grado di portare alcun progresso materiale in questa sfera… ma solo più ferocia