La lingua del potere
Una delle cose più illuminanti in assoluto è quando, specie in ambito artistico/intellettuale/culturale, una spocchia conservatrice/reazionaria si scontra con una spocchia progressista/rivoluzionaria.
Parte una discussione furiosa e apocalittica, lunghissima ed estenuante, che però a un certo punto diventa un groviglio incomprensibile dove non si capisce più chi dei due sta dicendo cosa.
Perché parlano la stessa lingua.
Che è quella del potere, che è così assoluto e “democraticamente totalitario” da aver fabbricato anche, dandole voce istituzionale, la sua contestazione.