Pierangelo Bertoli/ Tazenda – “Spunta la luna dal monte”

Era il 1991, fine febbraio, tanto freddo ancora addosso e, soprattutto, un gran casino.
Gigantesco, abissale, dappertutto e impossibile da decifrare.
Perché erano negli anni 90 ma ancora tutto sapeva di anni 80 e il nuovo decennio doveva ancora cominciare.
Perché la Guerra del Golfo era iniziata da un mese, finita da due giorni e già tutti ne parlavano come al più remoto dei passati. Lasciandoci lì, adolescenti di allora, nel dramma della rielaborazione, a chiederci e ora cosa resta dei nostri sit in e tutto il resto?
Perché tutto cambiava, letteralmente si sgretolava, avevamo netta la percezione del cambiamento epocale e ancor più netta la percezione che facessero carte false per non farcelo vivere.
Perché eravamo in quarta ginnasio e chissà se lei, capelli castani che non finivano più, mi avrebbe aspettato all’uscita di scuola.
E in mezzo a tutto questo pandemonio c’era ovviamente Sanremo, al solito zoppicante e immortale, moribondo e ciclopico al tempo stesso. Al solito, soprattutto, specchio grottesco e abborracciato (ma vivissimo e fedelissimo) dei tempi. E quello era – e come ti sbagli – l’anno di Jo Squillo e Sabrina Salerno che cantavano “Siamo donne”, l’anno di un piattume più o meno garbato e senza strepiti troppo liscio per non essere stato calcolato e studiato ai tavolini.
Per fortuna poi c’è la musica, quella bella, che sfugge ai calcoli, dove alle volte – vivaddio – due più due non fa necessariamente quattro. E da quel piattume di garbatezza e quattro cosce chilometriche per non farci addormentare in poltrona, come un arcobaleno impossibile e inatteso ecco arrivare un immenso gigante, Bertoli, accompagnato da altri giganti, i Tazenda.
Forse oggi la sfacciata genuinità e ruvidezza di questa splendida banda di suonatori in televisione non la farebbero proprio andare, ma all’epoca, stravolti i calcoli, si riusciva ancora a fregarli.
E allora eccoli, i giganti che polverizzano i nani, Bertoli e I Tazenda che squarciano il cielo con uno dei più grandi capolavori della musica italiana. Un disperato, famelico e tumultuoso inno alla vita, con quella luna leopardiana che in un crescendo insostenibile di suoni e colori si fa così vicina che quasi possiamo toccarla.
Quando la poesia sferza la schiena e rende liberi.
Un capolavoro senza altro da aggiungere che ancora oggi dà i brividi.
Riascoltiamola, proprio in quella incredibile prima esibizione sanremese.
E rinnamoriamoci…
https://www.youtube.com/watch?v=5ltZZ8Pcxm4&fbclid=IwAR0nSRiniwaZ9KAJjg4m5XNAhmqE5uOau5vI11rslEaPetWJOzO3cch_XTU

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