L’uomo pericoloso

Il problema non è cosa dice Salvini, o cosa ha detto o cosa dirà, ma il fatto che una certa cultura abbia prodotto Salvini e il bisogno di Salvini.
Mi spiego meglio.
Prendiamo le sue ultime (vergognose) dichiarazioni sul Covid: la negazione del pericolo, il convegno dei negazionisti in Senato, il rifiuto orgogliosamente ostentato di non mettere la mascherina.
Dichiarazioni gravissime (e dire gravissime è dire poco), eppure il contenuto di quelle frasi non conta niente. Prima di tutto perché forse, anzi probabilmente, Salvini non ci crede nemmeno, così come probabilmente non crede in niente di tutto (o quasi tutto) quello che dice. Il che gli consente – sul Covid come all’incirca su qualsiasi argomento – di poter sostenere con estrema (e disarmante) disinvoltura, tutto e il contrario di tutto.
Il che ovviamente risponde alla strategia (arcinota) del parlare alla “pancia” della massa, soffiare sul fuoco, cavalcare l’onda e stimolarne gli istinti più biechi e brutali.
Ma non è solo questo. Nello specifico sulla questione Covid, non è semplicemente così. Ovvero Salvini non fa quelle sparate da denuncia solo per conquistare una fetta di elettorato e nemmeno soltanto per fomentare i suoi elettori. Nel senso che probabilmente il suo elettorato, sicuramente una parte cospicua di esso, sul Covid non la pensa così, magari la pensa in maniera opposta, le dichiarazioni del leader lo confondono, lo smarriscono, forse addirittura lo sconcertano. Eppure, nonostante questo, non solo non mette in dubbio la fedeltà al “capitano”, ma simili folli esternazioni ne rafforzano il consenso (e la venerazione).
Questo perché – appunto – non conta il contenuto, ma la forma. Non cosa Salvini dice, ma come lo dice. A produrre consensi non è la negazione del Covid, ma il modo in cui lo nega, l’atteggiamento prepotente, sborone e smargiasso, a metà tra il tronfio vitellone da riviera e il fiero e impettito bullo delle medie.
Tra un mese o due, Salvini potrebbe anche organizzare un convegno pro mascherina e praticamente nessuno avrebbe nulla da ridire: uno perché buona parte dei suoi “tifosi” avrà già completamente rimosso le dichiarazioni di oggi, due – soprattutto – perché lo farà e lo dirà con la medesima supponenza da bossetto del quartiere.
L’elettore leghista può anche tremare di paura per il contagio, ma lo stesso è (tragicamente) ammirato e sedotto dal fatto che qualcuno affronti la questione con quella trita supponenza, irridendo scienziati e chiunque abbia una minima competenza in materia, dal fregarsene sempre e a prescindere, dall’idea di potere minaccioso, aggressivo, manesco e sboccato, totalmente privo di merito e qualità.
Salvini lo sa alla perfezione e da anni ci sguazza e ci si ingrossa.
L’eterno problema della massa: vedere Padre Cristoforo come un rompicoglioni, venerare e invidiare Don Rodrigo e il suo castello costruito rubando e violentando, e nel quotidiano essere un esercito di vili Don Abbondio smaniosi solo di farsi proteggere dal turpe bulletto di turno.

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