Romanzo in corso d’opera…

“Io direi che dovremmo scopare”
“Eh?”
“Hai capito benissimo. Ho detto che dovremmo scopare. Subito, e di brutto. Lo so che praticamente non ci conosciamo, ma proprio per questo dovremmo farlo. Per una volta proviamo a invertire l’ordine naturale degli eventi. Che sarà pure naturale, ma di logica ne ha poca. Pochissima. Voglio dire, è fin troppo chiaro, fin troppo evidente che tu e io ci piacciamo, che in queste mezze parole e mezzi saluti tipici delle persone che si conoscono appena ci sono chili di… come vogliamo chiamarla? Simpatia, complicità, intesa, affinità… e qualunque nome abbia, lo sai anche tu, è erotismo. Puro e semplice. Sano e primitivo.
Però tu e io siamo due esseri umani, borghesi e strutturati per di più, e adesso – come sempre – stiamo per fare la cazzata immane di metterci a parlare. Milioni e milioni di parole, di discorsi più o meno inutili, di ore – giorni, settimane forse! – in cui sviscereremo ogni passione in comune, dal teatro al gelato alla meringa, dal pub storico che ha chiuso l’anno scorso (ma dai, come abbiamo fatto a non incontrarci mai??) alla narrativa francese dell’ottocento, al solo scopo di rendere accettabile, meno animalesca e più nobile questa voglia di scopare, magari di reprimerla sotto qualche chilo di senso di colpa perché uno dei due, o entrambi, è sposato, oppure di trasformarla in amorazzo, cotta, innamoramento col tempo, quel tempo che, breve o lungo, deve comunque passare.
E in qualunque modo vada a finire, che si scopi tra una settimana o tra un mese, da innamorati o da amici per via della sbronza di una sera, oppure – più probabile – che non si scopi mai, avremo comunque perso per sempre l’occasione di farci una delle scopate più belle della nostra vita, forse la migliore. Quella senza domande, senza parole.
Soprattutto, quella senza aspettative e annacquamenti.
Io dico che per una volta si dovrebbe fare… “

(da “Romanzo in corso d’opera”)

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