Maturità 2020

Pare sia ufficiale: le famigerate “buste” a sorteggio che tanto hanno terrorizzato i maturandi 2019, per L’ESAME DI STATO 2020 saranno abolite, andando in pensione dopo appena un anno di vita.
Riflessioni, in ordine sparso:
– le buste non mi piacevano e ho passato buona parte dello scorso anno a contestarle e criticarle: non mi piacevano come concetto (un esame di Stato non è un quiz a sorteggio) e non mi è piaciuta la loro applicazione (lasciando stare il caos in cui l’ex ministro Bussetti ha abbandonato l’orale – per cui a maggio ancora non avevamo indicazioni certe, le buste hanno finito per banalizzare ogni conoscenza, creando un sistema per cui studiare è superfluo, basta sapersela cavare con un po’ di furbizia);
– nonostante questo, per forza di cose ho dovuto accettare e prendere atto della riforma, e ho lavorato -COME SEMPRE – per trarre il massimo dal minimo, per riuscire a trasformare le mie perplessità e le mie contrarietà nelle migliori condizioni possibili, per docenti e studenti; tradotto, ho dedicato, come i miei colleghi, ore e ore di lavoro a questo nuovo esame… dopo il caos dell’anno scorso, dal 1 settembre ci siamo ritrovati per rivedere le programmazioni dipartimentali, organizzarle (almeno quelle del triennio) con curvature maggiormente interdisciplinari, predisporre (almeno per le quinte) specifici percorsi tematici per favorire la trattazione “orizzontale” e quindi i collegamenti così come richiesto dalle buste;
– ora, al ministro Fioramonti, mi trovo a fare la stessa domanda (senza risposta) posta a Bussetti esattamente dodici mesi fa: che senso ha cambiare l’esame di Stato in corso d’opera, rendere immediatamente operativi stravolgimenti per studenti che hanno iniziato l’anno scolastico con altre regole e altre programmazioni? Dove sta la logica, dove il buonsenso? Soprattutto: cosa ne facciamo del nostro lavoro (oltretutto NON RETRIBUITO), delle nostre ore extra spese a rivedere programmi, a organizzare simulazioni, a produrre nuovo materiale, a cercare nuove strategie, a rinnovarci, adattarci DA SOLI? Che ne è del lavoro fatto in questi due mesi di scuola con le quinte, che ne è di due mesi a preparare un esame che non ci sarà più?
– inoltre, se è molto chiara l’abolizione delle buste, resta un totale mistero cosa le sostituirà; ovvero: torneremo al vecchio esame, cioè tesina più colloquio materia per materia? Oppure ci sarà qualcosa di nuovo? Quando lo sapremo, quando il ministero si degnerà di farci sapere come organizzarci e preparare i ragazzi? A maggio come lo scorso anno? Dovremo prepararci a un altro anno al buio?
– Infine, quando avremo i famosi chiarimenti su tutto ciò che, del precedente ministero e del precedente esame, è rimasto in sospeso? Ovvero: i test INVALSI già calendarizzati a marzo (per italiano, matematica e lingua) saranno puramente dimostrativi come lo scorso anno (e allora qualcuno mi dica perché la scuola, con le casse vuote da decenni, senza nemmeno i fondi per pagare le fotocopie, deve continuare a spendere soldi per un’operazione puramente dimostrativa) oppure, come annunciato l’anno scorso, diventeranno vincolanti per il superamento dell’esame di Stato (e quindi dobbiamo aumentare e approfondire le esercitazioni in merito, strutturare di conseguenza la programmazione)? Ovvero parte seconda: le indicazioni e i chiarimenti sulla parte di esame denominata “Cittadinanza e Costituzione”, nonché sulla parte di programma a esso dedicata dal consiglio di classe (che l’anno scorso ci hanno obbligato a fare, ma senza riferimenti, e ognuno ha fatto come gli pareva), previsti e annunciati per settembre, arriveranno o no? Improvviseremo anche quest’anno in attesa che si decida cosa fare della Educazione Civica? Ovvero parte terza: il reale peso della alternanza scuola lavoro verrà chiarito prima o poi?
– In conclusione, l’ultimo mio pensiero, va ai miei ragazzi. A quelli che si sono diplomati l’anno scorso, che sono stati cavie di un esperimento destinato a morire prima ancora di entrare in vigore. E a quelli di quest’anno che saranno la stessa cosa e pure a quelli di due, tre, quattro anni fa… che, in varia misura, hanno avuto di fatto lo stesso destino. Perché l’Esame di Stato da tempo imprecisato cambia ormai ogni anno, una specie di prassi per cui ogni nuovo ministro sembra avere come principale missione quella di metterci mano. E poi, per darsi dignità di statisti, le chiamano “riforme”, mentre in realtà sono solo piccoli e insulsi aggiustamenti, buoni solo a buttare alle ortiche il nostro lavoro, a costringerci a inseguire burocrazie folli anziché insegnare e soprattutto buoni a mettere bandierine politiche che con la didattica non c’entrano nulla, a far veder che si è fatto qualcosa.
E siccome nessuno di questi politici ha la statura intellettuale e morale per ideare e mettere in atto una riforma degna di questo nome (che quella sì, sarebbe necessaria), siccome nessun governo ha la voglia o l’interesse di mettere realmente soldi nella scuola, allora si gioca a montare e smontare l’esame di maturità.
E si gioca, ovviamente, sulla pelle dei ragazzi, di cui tutti – destra, sinistra e chi si vanta di non essere né di destra né di sinistra – se ne fregano beatamente. Perché tanto nell’immediato presente (l’unica cosa che interessa la politica attuale) sono una forza elettorale numericamente inutile e per nulla influente in termini percentuali.

Ed è agghiacciante essere un insegnante, ovvero un intellettuale, essersi formato e credere nel pensiero critico e nella profondità di analisi, e arrivare disarmati a conclusioni così disperatamente qualunquiste.