Gli incredibili scoop de “Il Fatto Quotidiano” (e la miseria di certi lettori)

La testata nazionale, nella sua versione on line, oggi spara, condivide e lancia in pompa magna la “clamorosa” rivelazione di Gino Paoli, per cui uno dei suo massimi capolavori, ovvero la splendida (e splendida è dire poco) “Il cielo in una stanza”, sarebbe stata scritta per descrivere l’estasi sessuale provata con una prostituta di cui il grande cantautore, all’epoca giovanissimo, era perdutamente innamorato.
Peccato solo che la cosa è nota e arcinota, saputa e risaputa, da decenni. Tanto per autocitarmi, è una storia – quella dell’amore di Gino Paoli per questa prostituta che ha ispirato la sublime canzone – che racconto nel mio monologo dedicato agli anni ’60, “Arrivederci amore ciao”. Un monologo che ha debuttato esattamente sei anni fa e dove questa storia la racconto pari pari a come viene riportata ne “Il Fatto” (e su “Libero” e in altri quotidiani che oggi hanno lanciato “l’incredibile” notizia).
Siccome non sono veggente e non ho alcun potere medianico, è semplicemente successo che il buon Gino Paoli, oggi novantenne, non ha fatto altro che raccontare per l’ennesima volta una storia già raccontata più e più volte in passato. E che molti quotidiani, evidentemente a corto di idee per riempire gli spazi, hanno pensato bene di postare come scoop del giorno.
Molto più triste di questa operazione, è il modo in cui molti lettori hanno recepito e commentato la notizia. Il modo in cui si sono clamorosamente scandalizzato, in cui hanno attaccato e insultato Gino Paoli, in cui hanno rinnegato la bellezza della canzone perché questa storia l’avrebbe completamente rovinata. Un moralismo bieco, atroce e incomprensibile, per cui una prostituta non può essere una donna di cui ci si può innamorare. Per cui, generalmente, una prostituta non è una donna – e nella fattispecie una donna presa già molto più che a schiaffi e calci dalla vita e che più che di ulteriori violenze ha bisogno di aiuto e abbracci, ma un essere immondo da scacciare, emarginare e condannare senza altro da aggiungere.
Che poi a me, personalmente, il fatto che sia dedicata a una prostituta, ne ha sempre aumentato a dismisura commozione e romanticismo.
Un modo come un altro, il vespaio sorto attorno a questa cosa, per ricordarci l’immondizia morale e culturale in cui viviamo, dove ogni giorno trionfano i più squallidi rigurgiti moralismi borghesi e bigotti.
E dove lo stesso concetto di umanità, è sempre più un’utopia.

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