Lavorare gratis

Scrivere, recitare, dipingere, suonare… in generale “creare”, “fare arte”, lo si voglia o no, è un mestiere. Lo dice la stessa parola, “arte”, che non a caso deriva da “artigianato”. Che uno scrittore viva o meno di scrittura, che un musicista viva o meno di musica, non importa: è l’atto stesso dello scrivere, del suonare, del recitare, a essere un mestiere, che per compiersi necessita, oltre che di tempo e di fatica, della padronanza di tecniche, di competenze e saperi specifici. E per questo va pagato, per questo alla sua performance deve necessariamente corrispondere un compenso.
Purtroppo, non è così scontato.
In queste ore si fa un gran parlare – e giustamente un gran polemizzare – di quanto sta accadendo attorno a Italia’s Got Talent, il celebre show di Sky che, per la serata finale, cerca musicisti che accettino di esibirsi in maniera totalmente gratuita, semplicemente in cambio della grande visibilità offerta dal programma.
Ma non è certo una novità. Quella di Italia’s Got Talent è storia purtroppo vecchia e arcinota, storia che purtroppo si ripete per l’ennesima volta. La storia di una società che vede l’arte come un passatempo e l’artista come uno che non lavora, ma si diverte. Un sentire comune che ricade anche – e soprattutto – sugli esperti del settore, che legittima schiere più o meno infinite di organizzatori, impresari, produttori, editori, mercanti ed esercenti vari che, senza alcun problema o vergogna, chiedono continuamente e quotidianamente ad artisti, attori, pittori, musicisti e scrittori, di esibirsi per la gloria, di offrire la propria bravura e la propria maestria in cambio di “visibilità” e come “investimento su se stessi”, di lavorare gratis (per non parlare di quando chiedono addirittura di pagare).
Nello specifico Italia’s Got Talent fa rumore ed è un bersaglio francamente molto facile per le polemiche: un talent show chiassoso e caciarone, una specie di corrida leggermente ripulita, un programmaccio pieno di scivoloni trash, un nazionalpopolare da prima serata. Ma è bene ricordare come quel che sta succedendo in quel programma accade di continuo anche (soprattutto?) in quegli ambienti di cultura “alta” e “alternativa” che oggi fanno a pezzi la direzione artistica di Sky.
Nel mio piccolo, nella mia modesta esperienza, conto una lista più o meno chilometrica di richieste simili. E magari un giorno mi divertirò a pubblicare l’elenco di tutte quelle realtà che mi hanno ripetutamente chiesto di lavorare gratis, di leggere, recitare, dirigere e scrivere senza alcun compenso, ma solo ed esclusivamente in cambio di visibilità. Non tralasciando di dire tutte le volte che (tolto ovviamente quando l’ho fatto per sostenere un ideale o un amico) ho stupidamente accettato.
Sono sicuro che sarebbe un elenco interessante e pieno di insospettabili. Solo a Firenze, non so quanti ne conto…

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *