La demonizzazione

Attaccare Sfera Ebbasta in questo momento e in questo contesto non solo è totalmente fuori luogo, ma è anche decisamente di pessimo gusto.
Il cantante può essere mediocre, deprecabile, autore di testi “pericolosi” e travianti quanto volete, ma non è in alcun modo responsabile di quanto accaduto nella discoteca di Corinaldo.
Mettere la sua figura e la sua musica in relazione – anche nella maniera più indiretta possibile – con questa tragedia, è assolutamente vergognoso e, in quanto a squallore, va molto oltre quelle strofe che si vorrebbero condannare.
Se poi si vuole aprire una discussione sui gusti di giovani e giovanissimi, sulla discutibilità dei modelli di una generazione o sulla leggerezza educativa di un certo modo di essere genitori, ben venga. Ma che lo si faccia in altri contesti, in altri momenti. Soprattutto che lo si faccia nel quotidiano, che su certe questioni ci si interroghi giornalmente: aspettare come sempre la tragedia per mettere fuori la testa e aprire la bocca (oltretutto a sproposito) significa avere a cuore lo scoop del momento, non certo l’universo dei nostri ragazzi. Anche qui, un pessimo esempio che come minimo fa il paio con le cose che sono state scaraventate sul banco degli imputati.

In generale, davanti a una strage così assurda, sarebbe stato auspicabile il silenzio.
Ma se proprio non si può fare a meno di parlare che almeno, per una volta, si parli del vero problema che emerge da questa tragedia, vale a dire lo scandalo tutto italiano e all’italiana del continuo raggiro delle norme, delle regole, dell’assenza sistematica di controlli e sanzioni verso chi puntualmente li trasgredisce.
Locali come quello di Corinaldo ce ne sono a centinaia ed è pura fortuna se catastrofi simili non avvengono ogni settimana.
Se non ci fosse stato Sfera Ebbasta, se i ragazzini fossero stati a casa, se i genitori non gli avessero dato il permesso e se non li avessero accompagnati (perché è su questo che si sta assurdamente puntando il dito, nella logica perversa del “ve lo siete andati a cercare”), ci sarebbe stato qualcun altro a suonare, un’altra fascia di età a vedere e il ballatoio sarebbe venuto giù lo stesso.

La Trap, a differenza di un mondo che – non metaforicamente – cade a pezzi, è davvero l’ultimo dei problemi (ma è poi un problema?).
Peccato purtroppo che, come sempre accade, sia sempre la logica del dito e della luna a farla da padrona.

#resistenzeRiccardoLestini

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