La Terza Repubblica

La notizia della settimana è che la Seconda Repubblica, dopo tanti funerali annunciati e poi smentiti, stavolta è morta sul serio. Ne dà il triste annuncio la legislatura più folle e bizzarra della storia repubblicana, che in quattro anni e mezzo ha messo in fila tre governi (nessuno dei quali scaturito dalle urne, visto che gli elettori avevano votato coalizioni e schieramenti poi dissolti), due elezioni presidenziali (compreso il primo mandato bis della storia), due scissioni di altrettanti tra i tre partiti principali e due leggi elettorali (la prima con l’incredibile record di non essere mai entrata in vigore).

La nascitura Terza Repubblica, da par suo, anche se ancora di fatto non esiste, vede la luce in maniera se possibile ancora più folle e bizzarra. Soprattutto con una legge elettorale che riporta il paese indietro di venticinque anni, a un proporzionale puro che matematicamente (ma non è necessario essere esperti di matematica, statistica e sondaggi, basta un semplice colpo d’occhio) impedisce a qualsiasi partito o coalizione di governare e che, per la formazione di un qualsiasi governo, necessita della formazione a posteriori di grandi coalizioni e alleanze surreali. Con gli elettori che non solo non sapranno con chi adrà ad allearsi il loro partito (e che quindi non sapranno né quale governo né quale programma andranno effettivamente a votare), ma che si troveranno liste di nominati dall’alto bloccati e intoccabili.

Il perché di tutto questo sfugge, ma l’orizzonte che intravediamo in prospettiva appare ugualmente chiarissimo. Ovvero, come già prima di noi la Spagna e la Grecia, si prospetta una legislatura lampo, destinata a cadere ancor prima di esistere. E quindi probabili tornate elettorali ripetute a strettissimo giro.

Ai nostri nipoti diremo che un tempo, nella Prima Repubblica, c’erano i governi balneari. Poi è arrivata la Terza Repubblica e con lei le elezioni balneari.

Altra certezza è che a vincere, a vincere più di tutti, almeno in questa trattativa che ha partorito la nuova legge elettorale, è di nuovo lui, il cavalier Silvio Berlusconi. Strappando il proporzionale, che desiderava più di Renzi, più di Grillo e più di chiunque altro, si rende protagonista di un’ennesima, clamorosa e inattesa resurrezione. Le elezioni non le vincerà e le percentuali di dieci o vent’anni fa resteranno miraggi lontanissimi, ma con questo nuovo sistema sarà quasi impossibile fare a meno di lui. Fare a meno dell’uomo simbolo della Seconda Repubblica e che, all’alba della Terza, stupendosene probabilmente lui per primo, si trova ancora a dare le carte.

#lunediblog

#lasettimanaintremilabattute

#resistenzeRiccardoLestini

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *