Eros Ramazzotti – “Adesso tu”

Era il 1986. L’anno che secondo Stefano Di Michele, ovvero il più grande storico esistente degli anni ’80, da solo sintetizza l’intero decennio. L’anno in cui, dopo i primi anni ’60 dipinti da Fellini, ritornava il mito – più cafone e meno letterario, meno tragico e più disperato – di via Vittorio Veneto e della “dolce vita”. L’anno in cui personaggi come Guido Angeli e Wanna Marchi inventarono le televendite inondandoci da mattina a sera i palinsesti delle tv private e locali. L’anno in cui orde di quattordicenni, quindicenni e sedicenni, si strapparono quintali di capelli per i Duran Duran sognando di sposare Simon Le Bon. L’anno in cui la rigidissima e moralisterrima “Unità”, cedeva al clima pecoreccio del decennio concedendosi un inserto satirico (“Tango”) in cui era consentito addirittura sfottere il segretario (non si contarono, pare, i sospiri dei vecchi militanti e le grida dei medesimi su come Togliatti e Berlinguer si rivoltassero nella tomba). L’anno in cui spopolavano i paninari e la derampanza. L’anno in cui gli stilisti conquistarono definitivamente le vette del mondo. L’anno in cui Milano divenne definitivamente una città da bere. L’anno in cui, dopo le manifestazioni degli studenti contro il ministro Falcucci nell’85, ci si aspettava – anche per la cabala, visto che 86 era 68 rovesciato – la rivoluzione e invece non successe nulla di nulla. L’anno in cui i posteriori e gli anteriori delle soubrette del Drive In erano pane quotidiano e le ragazze Cin Cin di Colpo Grosso la principale evasione notturna.
In definitiva, l’anno che, se non ci fosse stato, non sarebbero esistiti gli anni ’80.
E colonna sonora di quell’anno fu, indiscutibilmente, “Adesso tu” di Ramazzotti. Che tutti conoscono ma che nessuno sa dirti se è bella o brutta, deprimente o esaltante, deleteria o commovente.
Come gli anni ’80, d’altronde…

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