Perché si dice “piantare in asso”?

Questo comunissimo e conosciutissimo modo di dire, dal punto di vista strettamente logico semplicemente inspiegabile, pare abbia origini antichissime, addirittura nell’universo della mitologia greca.
Nello specifico, nel mito di Teseo e Arianna.
La storia è abbastanza nota: il principe di Atene Teseo, figlio di Egeo, decide di ribellarsi al terribile tributo che periodicamente il regno ateniese deve pagare a Creta, consistente nell’offrire sette fanciulli e sette fanciulle da dare in pasto al Minotauro, il figlio metà uomo e metà toro di re Minosse, che vive nel centro del labirinto di Cnosso costruito dall’architetto Dedalo e, da cui, è praticamente impossibile uscire. Teseo offre egli stesso come una delle quattordici vittime, imbarcandosi nella nave che trasporta i fanciulli alla morte, nel tentativo di uccidere il Minotauro e porre fine una volta per tutti alla scia di sacrifici. A offrirgli la vittoria su un piatto d’argento è Arianna, principessa di Creta e sorella del Minotauro che, innamoratasi di Teseo a prima vista, gli suggerisce lo stratagemma del filo da srotolare nel percorso, così da ritrovare la via d’uscita una volta ucciso il mostro e mettere in salvo sé stesso e gli altri fanciulli.
Cosa che puntualmente accade. Di fatto traditrice della sua famiglia, Arianna non può restare a Creta. Inoltre, Teseo pare ricambiare l’amore per la ragazza, così da imbarcarla con sé nella nave che deve salpare, vittoriosa, alla volta di Atene.
Durante il viaggio, la nave effettua una sosta di una notte nell’isola di Nasso. E qui, per motivi che nessuna versione del mito spiega in alcun modo, Teseo abbandona Arianna per poi tornare ad Atene da solo.
L’estrema popolarità della storia, tramandata per secoli tanto in forma scritta quanto in forma orale in tutta l’area del Mediterraneo, avrebbe portato a trasformare il comportamento inspiegabile di Teseo in una sorta di simbolo dell’abbandono improvviso e senza spiegazioni.
Anticamente si sarebbe quindi detto “piantare in Nasso”, con riferimento all’isola dove viene abbandonata Arianna. Successivamente, la corruzione linguistica di “Nasso” in “asso” avrebbe dato luogo al “piantare in asso” che tutti conosciamo (e usiamo).
Mantenendo intatto il suo significato: abbandono repentino, inatteso e privo di perché.