Duran Duran – “The wild boys”

Gli anni ’80 forse non furono altro che un poster gigantesco con al centro la faccia di Simon Le Bon. Almeno un certo tipo di anni ’80 furono senz’altro questo. Non so dire quanto la mia memoria sia deviata dal mio gusto innato per il paradosso o quanto siano ricordi reali in tutto e per tutto, ma ho la sensazione che, a un certo punto della mia infanzia e della mia prima adolescenza, la logica del poster stesse dominando il mondo. E che i poster dei Duran Duran, con Simon Le Bon a campeggiare in ogni dove, spuntassero fuori ovunque. Compravi un giornale, uno qualsiasi – da “Il Corriere dei Piccoli” a “Cioè”, da “L’Espresso” a “Tv Sorrisi e Canzoni”, da “Quattroruote” a “Panorama” – e trovavi allegato un poster gigante di Simon Le Bon e dei Duran Duran. Facevi il pieno di benzina o compravi tre fusti di Dixan al supermercato e ricevevi in regalo il solito poster con Simon Le Bon e i Duran Duran. E tutti i diari di scuola delle tue compagne, alle elementari e alle medie, erano un collage certosino di frammenti di poster di Simon Le Bon e dei Duran Duran. E ovviamente i muri di camere e camerette erano presi d’assalto dai poster di Simon Le Bon e dei Duran Duran, ovviamente devastando l’intonaco delle abitazioni di mezzo mondo. Sono convinto che il 90% dei lavori di imbiancatura e ritinteggio delle pareti domestiche effettuati nella seconda metà degli anni ’80 siano responsabilità dei Duran Duran.
Allora forse senza Duran Duran, senza Simon Le Bon, senza le scene di isteria collettiva, senza eserciti di ragazzine in lacrime a strapparsi i capelli, senza quelle capigliature imbarazzanti, e soprattutto senza quella musica trita e trascurabile (ma davvero, in tutto quel marasma, la qualità musicale era l’ultima cosa), senza il tormentone dei “ragazzi selvaggi” (che poi selvaggi non lo erano per niente), probabilmente gli anni ’80 non sarebbero mai esistiti.
Insomma: che anni ’80 sarebbero senza “Wild Boys”?