Perché si dice “ridere a crepapelle”?

Perché si dice “ridere a crepapelle”?

L’espressione, che significa ridere a più non posso e in maniera smodata, nasce a fine ottocento dalla penna del grande scrittore Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi.
Nel suo massimo capolavoro (nonché tra i massimi capolavori della letteratura ottocentesca), il celeberrimo “Le avventure di Pinocchio”, al capitolo 20 il burattino è appena uscito di prigione, dove era stato rinchiuso per quattro mesi a causa di una sentenza assurda che lo aveva condannato per essere stato derubato dei suoi zecchini d’oro dal gatto e la volpe.
Tornato in libertà, Pinocchio cerca di tornare subito a casa della Fata Turchina, ma sulla strada incontra un serpente gigantesco che gli ostruisce il passaggio. Nel tentativo di aggirarlo, Pinocchio scivola e cade, e siccome è piovuto abbondantemente, finisce a capo all’ingiù, con la testa conficcata nel fango.
Alla vista del burattino capovolto e sgambettante, il serpente “fu preso da una tal convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine dallo sforzo del troppo ridere, gli si strappò una vena sul petto: e quella volta morì davvero”.
L’episodio – come tantissimi altri passaggi del romanzo – ebbe così tanto successo da radicarsi nella memoria collettiva e trasformarsi rapidamente in espressione proverbiale. Così che “ridere a crepapelle” iniziò a significare – e significa tuttora – “ridere fino a scoppiare”.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *