Caruso Pascoski (di padre polacco)

Ieri sera, in piazza del Carmine a Firenze, si sono celebrati i trent’anni dall’uscita nelle sale di quel film leggendario che è “Caruso Pascoski” del grande Francesco Nuti.
Altri impegni, purtroppo inderogabili, mi hanno impedito di esserci. Ma stamattina ho letto, visto e ascoltato i colori e i suoni del tributo.
Una splendida festa, soprattutto una festa spontanea, sincera, appassionata. E commossa. Lontana anni luce, per fortuna, dallo squallore ipocrita della cosiddetta “élite culturale” (critici, esegeti, addetti ai lavori), “alta” e raffinata, che per anni ha letteralmente fatto a pezzi Nuti emarginandolo e demonizzandolo e che adesso, con quell’insopportabile e fasullo senso di pietà cristiana, fa la fila per riabilitarlo, soltanto perché le sue drammatiche condizioni di salute lo rendono di nuovo appetibile per l’audience e per il mercato. Soltanto perché, oggi come oggi, Francesco è totalmente incapace di difendersi.
Bagni di sincerità come quello di ieri sera, oltre ad andare al di là della cattiveria e della ferocia del terrorismo culturale travestito di pseudolibertarismo del presunto “Olimpo dell’arte”, dimostrano che la grandezza di un artista, quando è autentica e generosa, non si dimentica.
Non si dimentica chi è stato capace di regalarci ore facendoci ridere e piangere.
Non si dimentica quel film surreale, esilarante e dolcissimo come il suo autore, dove “Firenze è Firenze” e “l’alano è l’alano”, dove “la mortadella è comunista, il salame socialista, la coppa liberale e il prosciutto cotto è fascista”, dove il grande Carlo Monni quando dorme sogna “uno che dorme e russa, ma russa forte, e sogna, e icché sogna, sogna uno che dorme e russa, ma russa più forte di tutti e fa un casino e ci sveglia tutti quanti e ‘un c’è verso di dormire e per riaddormentarmi mi tocca prendere tre Tavor… uno per me, uno per lui e uno per quell’altro” e dove “e questa è Giulia che ride tra le pieghe del mio cuore, da sempre bella e nuda come un sole che non muore mai”.
E dove soprattutto “dammi un bacino… oh dammelo ora un bacino… “.

Grande Cecco… noi ti si ama davvero, perdutamente…

#resistenzeRiccardoLestini

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