La banalità della violenza
Il gruppo facebook filoleghista UNITI A SALVINI (circa 13mila iscritti, contenuti aperti e visibili a tutti), appena due giorni fa ha postato un articolo in cui veniva sintetizzato il contenuto dell’intervento di Michela Murgia a “la Repubblica delle idee” in materia di immigrazione.
Che sui migranti le posizioni della scrittrice e quella del ministro degli interni siano molto più che agli opposti, non è certo un mistero.
Proprio per questo poteva essere, la condivisione del post, un’occasione di dialogo e confronto, visto che il dibattito, anche il più acceso e spigoloso, anche tra le idee più diverse e contrastanti, è il vero quid della democrazia, il vero termometro della salute di uno stato democratico.
Purtroppo però, di dibattito e confronto nemmeno l’ombra.
Al contrario, per ore e ore, si sono susseguiti commenti (di qui sotto, a memoria futura, riporto una nutrita e agghiacciante selezione) con cui gli utenti della pagina hanno tempestato la Murgia di insulti (dai quasi innocenti – almeno a confronto con gli altri – “cretina” e “vaffanculo”, ai vari “troia”, “cessa”, “puttana”, “merdosa), frasi colorite del tipo “bisognosa di c… “, “si salveranno rachie (sic!) come te che nessuno le tromba” e “se non ti tromba un negro ti tocca farti suora”, fino alle vere e proprie minacce di morte (non si contano i “crepa” e “speriamo che muori”) e di stupro (“spero che ti violentano” è un altro atroce ritornello”).
Michela Murgia – che, oltre a condividere in pieno le sue idee, stimo infinitamente come donna e come scrittrice – ha denunciato la cosa con un post in cui invitava tutti a segnalare la pagina per i suoi contenuti violenti e intimidatori.
Un appello che ho raccolto e rilanciato immediatamente. E mi fa piacere apprendere, oggi, che il contenuto di quei commenti è stato rimosso e che il gruppo UNITI A SALVINI da gruppo aperto si è trasformato in gruppo chiuso. A testimonianza, citando la stessa Murgia, di come segnalare tali comportamenti sia tutt’altro che inutile, come oggi più che mai sia indispensabile lottare uniti e numerosi in nome e in difesa dei principi democratici che garantiscono le nostre libertà.
Principi democratici in cui no, non c’è affatto posto per quei commenti infami che nulla hanno a che vedere con la libertà di espressione e opinione. Rimuoverli non è un’azione di censura, ma garanzia di libertà, visto che non c’è alcuna libertà dove c’è violenza, intimidazione, aggressione, atteggiamento squadrista.
Parafrasando il grande Pertini, il sale della democrazia è la libera espressione di ogni pensiero. Salvo quelli che la negano e la calpestano.