Una poltrona per quattro

Il messaggio del Quirinale è chiarissimo: serve un governo, e alla svelta.
A dirlo non è solo Mattarella, ma la logica. Con i delicatissimi appuntamenti che attendono l’Italia nei prossimi mesi e, soprattutto, con la drammatica situazione internazionale, urge un esecutivo nel pieno delle sue funzioni.
Perciò niente ritorno alle urne, almeno prima del 2019. E che per un anno intero l’Italia possa reggere senza una cabina di regia è pura fantascienza, analisi avventuriera e priva di buonsenso. Agitare come esempi in questo senso i casi di Belgio e Germania, non ha senso: realtà, scenari e contesti totalmente diversi rendono i confronti impossibili e inopportuni.
Nelle prossime ore, senz’altro prima di giovedì, il capo dello stato scioglierà i dubbi.
Quattro le ipotesi in campo: due istituzionali (un mandato esplorativo o a Fico o alla Casellati) e sue politiche (un preincarico o a Salvini o a Di Maio).
Probabilmente sono le uniche soluzioni tecnicamente possibile, ma tutte presentano ostacoli enormi, e tutte hanno più probabilità di fallire che di portare a casa qualche risultato.

1.Il nome della Casellati è quello che nelle ultime ore è dato come più probabile. È stata già votata dal Movimento Cinquestelle, ma un conto è la presidenza del senato, altra storia il governo. Convergere su di lei per Di Maio vorrebbe dire bypassare due principi su cui i grillini si dicono irremovibili da settimane: il governo con Forza Italia e un premier non uscito dalle urne. Difficile, quasi impossibile, che la neo presidente del senato possa incassare la fiducia pentastellata.
Potrebbero però arrivare segnali dal PD, non tutto, ma una parte importante. Potrebbe bastare, al centrodestra compatto, anche un PD monco per raggiungere la maggioranza, ma a quel punto l’imbarazzo sarebbe tutto leghista, visto che si troverebbe in un esecutivo con il partito del nazareno e, soprattutto, prigioniero dell’asse PD – Forza Italia. Ma Salvini pare molto più possibilista, meno ancorato all’intransigenza dei veti. Il problema di un eventuale governo Casellati sostenuto da centrodestra e parte del PD è che rischierebbe di lasciare il primo partito all’opposizione. Un’anomalia che potrebbe essere in grado, alle prossime elezioni, di far raddoppiare i voti dei Cinquestelle.

2.Meno probabile il mandato a Roberto Fico. Potrebbe però essere un modo per mettere il Movimento con le spalle al muro: come non votare un governo Fico e non venire meno al principio irrinunciabile della leadership di Di Maio?
Soluzione che andrebbe a spaccare il centrodestra ma che potrebbe trovare un terreno fertile con il PD. Ma anche ammettendo la fattibilità di queste convergenze, i numeri sarebbero in ogni caso risicatissimi.
A meno che Mattarella, facendo leva sul profilo istituzionale, non convinca tutte le forze politiche a dare un contributo: il famoso “governo di tutti” per il bene di tutti.
Ma l’idea non pare riscuotere molto successo. Con tutto che, anche se andasse in porto, darebbe vita a una specie di mostro a teste su cui peserebbe uno spasmodico countdown in attesa delle prossime elezioni.

3.Sulle due soluzioni politiche – o Salvini o Di Maio, con il primo nettamente favorito a ricevere il preincarico – c’è poco da dire.
Viste le rigide posizioni e i veti incrociati da cui nessuno ha intenzione di retrocedere, nessuna delle due è in grado di raggiungere la maggioranza.
I conti li abbiamo fatti e rifatti. E ovviamente li ha fatti anche Mattarella. Scegliere questa strada servirebbe solo a bruciare i due leader e a costringerli a un passo indietro.
La strada è ancora molto, ma molto lunga…

#specialeElezioni2018
#resistenzeRiccardoLestini

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