Così parlò Matteo Renzi

Alla fine, paradossalmente, l’ex (ex?) segretario PD finisce per dire le stesse cose di Salvini, ovvero che chi ha perso le elezioni non può governare.
Un ragionamento che si regge su una logica elementare, quasi lapalissiana (e per questo di sicura presa), ma che volutamente dimentica come, almeno in un sistema proporzionale, non è proprio così che funziona, che a parte il caso impossibile in cui una forza, da sola, ottenga il 51%, al governo non va necessariamente chi ha preso più voti, ma le forze che risultano in grado di formare una maggioranza parlamentare. E che soprattutto dimentica come questa legge elettorale, eccezion fatta per Movimento Cinquestelle e Fratelli d’Italia, sia stata votata da tutti, e che tutti di conseguenza, con largo anticipo, sapevano la situazione che si sarebbe venuta a creare.
Del resto, l’arte di semplificare all’osso, laddove per semplificare non si intende chiarire e rendere comprensibile, ma evitare accuratamente di affrontare una realtà e una verità che semplici non sono per niente, sembra essere lo sport preferito dell’attuale classe politica (Salvini che dichiara di poter fare un governo in una settimana e una nuova legge elettorale in tre giorni, Berlusconi che si dice pronto a pescare un gruppo di parlamentari responsabili senza specificare quali e via dicendo). E non c’è davvero niente di più pericoloso, in politica, che rendere semplici cose che semplici non sono per niente.
Ma al di là dell’ennesima calcolata e menzognera semplificazione, nelle parole di Renzi vi è un messaggio politico ben chiaro: l’alleanza, o convergenza che dir si voglia, PD-Cinquestelle non si farà. Un fermi tutti in parte annunciato, ma che spegne bruscamente tutti i (timidi) segnali d’apertura dei giorni scorsi e che a questo punto rende molto concreta l’ipotesi di un rapido ritorno alle urne, tra qualche mese o al massimo tra un anno.
Resta da capire in quale veste abbia parlato Renzi. A titolo personale? In rappresentanza di tutti quei parlamentari appartenenti alla sua area? A nome dell’intero PD? Sarebbe importante saperlo, visto che è più che normale chiedersi come sia possibile che un ex segretario, attualmente e per sua stessa dichiarazione “semplice senatore”, possa con un’intervista in TV bloccare una trattativa avviata.
Ma se Berlusconi, condannato in via definitiva e privato da una sentenza di agibilità politica, può presenziare a tutte le consultazioni con il presidente della repubblica e con quelli di camera e senato, tutto il resto suona normale e quelle che sarebbero anomalie gigantesche diventano la più ovvia delle prassi.
L’impressione finale è che in qualche modo tutti, o almeno la grande maggioranza, vogliano tornare al voto. Semplicemente perché l’attuale classe politica non sa fare altro che campagne elettorali, dove può eludere continuamente ogni principio di realtà in nome di programmi irrealizzabili, rivoluzioni di carta e trite semplificazioni. Per questo da mesi e da anni tutto è campagna elettorale e non facciamo altro che essere traghettati da un’elezione all’altra: dopo il Molise oggi tocca al Friuli, poi il 10 giugno sarà la volta dei comuni e infine (probabilmente) le nuove elezioni politiche. E in definitiva tutti contenti. Tranne l’Italia, che continua a restare una barca tragicamente abbandonata al largo in balia delle onde.

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