Fascisti e basta

Possiamo chiamarlo come vogliamo: manifestazione non autorizzata, blitz, assalto o aggressione. Il nome non cambia la sostanza: quanto accaduto davanti alla sede di Repubblica è, e resta, un atto fascista. Stesso dicasi per gli autori: chiamiamoli facinorosi, teppisti, delinquenti. Come vi pare, ma sono, e restano, dei fascisti. Fascisti e basta.
Perché è questo che facevano, e fanno, i fascisti di ieri e di oggi: disprezzare il dialogo, disprezzare anche la più minima delle regole democratiche, opporsi con la violenza – e non con il confronto – a leggi sgradite e non condivise. Perché è questo che facevano, e fanno, i fascisti di ieri e di oggi: cancellare le idee contrarie alla propria, bruciare i libri, assaltare e devastare le sedi dei giornali, colpire i luoghi e gli oggetti dove circolano le idee e dove, simbolicamente, si può toccare il principio (inviolabile ma insopportabile per i fascisti) della libertà di pensiero. Perché è questo che facevano, e fanno, i fascisti di ieri e di oggi: scegliere la violenza, l’intolleranza, la sopraffazione.
Non c’è bisogno che io faccia nessuna di quelle “lezioncine di storia da professorino” (l’espressione non è mia) tanto detestate da una certa parte politica, non è necessario perdersi in chissà quale analisi storica o sociale per comprendere la gravità di quanto accaduto.
Chi ha ideato, progettato ed eseguito l’azione contro Repubblica non è un gruppo di sbandati né di cani sciolti avventurieri e improvvisatori. È un partito. Un partito presente nel territorio, coi suoi iscritti e i suoi sostenitori, che si presenta alle elezioni, prende voti ed elegge consiglieri comunali. Un partito che esiste grazie alle regole della democrazia e che quelle stesse regola le calpesta, le irride e le minaccia con frasi del tipo “questo è solo il primo atto di una guerra”.
Non penso che ci sia – almeno adesso, almeno non ora e non ancora – la reale minaccia di una dissoluzione della democrazia, né che questi rigurgiti neofascisti, anche se sempre più frequenti, siano – almeno adesso, almeno non ora e non ancora – il preambolo per un ritorno di una dittatura. Allarmismi apocalittici danno forse fiato e forza a chi, come i fascisti, si pone tragicamente fuori dal tempo e dalla storia. Ma ridimensionare, sottostimare e sottovalutare tutto questo è ugualmente sbagliato, ugualmente assurdo. Ridimensionare, sottostimare e sottovalutare tutto questo significa negare l’esistenza di un contesto sociale preoccupante dove il fascismo non solo rinasce e ritorna, ma si sente legittimato a compiere simili azioni criminose e criminali. Un contesto sociale debole, disgregato e disperato, privo di punti di riferimento, dove la democrazia tende a staccarsi dal territorio e a farsi concetto astratto, dove fascismo e fascisti penetrano e fanno proseliti nei luoghi, virtuali e reali, più deboli ed esposti: social, periferie, scuole. Ridimensionare, sottostimare e sottovalutare tutto questo significa voltare la testa e dare il la a un futuro potenzialmente terrificante.
Non c’entra niente lo Ius Soli in quanto tale. C’entra la democrazia, c’entra il principio secondo cui qualsiasi legge può essere proposta, approvata o bocciata all’interno di una discussione e di un confronto che non solo non prevede, ma rifiuta categoricamente violenza e sopraffazione.
Le regole democratiche, appunto. I fascisti ci chiamano “traditori della Patria”, ma gli unici traditori sono loro, traditori delle regole e dei principi in cui la Patria, la Nostra Patria, si identifica e si riconosce.
Loro gli unici traditori della Patria.
Loro che sono fascisti.
Fascisti e basta.

#resistenzeRiccardoLestini

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