Quando lo stupro diventa questione politica

Stupri e femminicidi sono qualcosa di estremamente serio.
Crimini orrendi, vergognosi, brutalità atroci e disumane da condannare senza se e senza ma, nettamente e a prescindere da chi sia il colpevole, reati da condannare in quanto tali e non come possibile “sponda” per interessi ideologici e politici.
In questo senso, l’atteggiamento di quelli – fascioleghisti e simili – che se a essere accusati di uno stupro sono degli extracomunitari allora ci vuole la castrazione chimica, la tortura lenta e dolorosa, la pena di morte, ma che se gli accusati sono degli italiani allora bisogna accertare, stabilire, valutare, soppesare, che magari la ragazza ha provocato, magari la ragazza se l’è cercata, è molto più che deleterio. È disgustoso. Assolutamente disgustoso, in quanto dimostra come in realtà del problema gigantesco e vergognoso del femminicidio e della violenza sulle donne (questione tragicamente in crescita continua ed esponenziale) non importi nulla, ma che importi soltanto nella misura in cui lo stupro e la violenza possano fare da viatico e benzina sul fuoco per questione con molto più “appeal” elettorale (in questo caso, la questione extracomunitari).
Come importi solo dei carnefici – che paradossalmente finiscono per essere condannati dalla vox populi più in quanto extracomunitari che in quanto stupratori – e non importi assolutamente nulla delle vittime, spesso abbandonate e lasciate sole coi propri incubi.
Come importi soltanto stilare percentuali e statistiche degli stupratori, come se il fatto che molti stupri siano effettivamente commessi da cittadini immigrati ridimensionasse la portata degli altri e, soprattutto, cambiasse la sostanza – tragica – dei fatti, ovvero che a commettere violenza sulle donne è l’uomo in quanto tale, a prescindere dalla sua cultura e dalla sua religione.
Come sia l’ennesima manifestazione di un maschilismo becero, vile e strisciante che no, proprio non ne vuol sapere di sparire, ma anzi si alimenta e si moltiplica nel solco di queste vergogne.

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