Il reality show dell’orrore

Noemi, la ragazza della provincia di Lecce barbaramente assassinata dal suo fidanzato, aveva solo 16 anni.
Una storia assurda, agghiacciante, inconcepibile.
Eppure Noemi non è stata uccisa solo dal gesto folle e bestiale di una singola persona.
In questo tragico omicidio, c’è infatti qualcosa di molto più grande e molto più inquietante, irriducibile a un singolo evento.
Un qualcosa che è dappertutto attorno a noi, nella stessa aria che respiriamo: il femminicidio, la violenza sulle donne, la cultura malata del possesso, un mondo incapace di smettere di vivere nel più becero e letale dei maschilismi.
Tutto questo ha ucciso Noemi, che non è stata la prima né purtroppo sarà l’ultima vittima di questa strage assurda che, solo in Italia, conta attualmente almeno una vittima ogni tre giorni.

È di questo che dovremmo parlare, di questo spaventoso susseguirsi di violenze, brutalità e assassinii su donne più o meno giovani, di tragedie quasi sempre evitabili ma che non riusciamo a evitare mai, di tragedie spesso consumate nel più buio dei silenzi e che trovano la parola quando ormai è troppo tardi.
E dovremmo parlarne per trovare soluzioni, impedire che simili orrori continuino ad accadere, fermarli, prevenirli, neutralizzarli, capire perché tutto questo non solo siamo incapaci di risolverlo, ma continua a sfuggirci di mano assumendo proporzioni sempre più enormi e terribili.
Parlarne per capire, combattere l’orrore e, soprattutto, perché la morte di Noemi e di tutte quelle come lei , non sia ancora più inutile e assurda.

Purtroppo tutto questo non accade.
Anche davanti a episodi come questo, la nostra informazione, e noi con lei assecondandola, preferisce la dimensione morbosa e gossippara.
Così in questi giorni assistiamo continuamente alla soap opera delle due famiglie – quella di Noemi e quella del fidanzato che l’ha uccisa – in guerra furiosa tra di loro a suon di insulti, minacce, miserie. Rabbie, sofferenze e dolori su cui il sipario dovrebbe calare immediatamente e lasciarli in una dimensione esclusivamente privata, ma che invece vengono prontamente trasformate nel più squallido, miserabile reality show dell’orrore.

Rendendo morbosamente pubblico ciò che dovrebbe restare privato, facendo il massimo del rumore su ciò che richiederebbe il massimo del silenzio, perdiamo anche il senso più intimo e profondo del dolore e del lutto.
Soprattutto, ci rifiutiamo di affrontare e guardare davvero in faccia il problema dei femminicidi e della violenza sulle donne, rinunciando a priori a combatterlo.

Mentre donne innocenti continuano ogni giorno a morire nei modi più atroci e brutali possibili.

#resistenzeRiccardoLestini

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