Le parole che non ti ho detto / C come… (parte seconda)

C come…

CLANGORE, ovvero esattamente lo squillo altisonante di fiati che solennemente sottolinea la gravità e l’importanza di un momento già epico prima ancora del suo farsi. E fa tremare. E anche, per successiva estensione nel tortuoso dedalo dei secoli, un rumore o uno strepito forte, assordante in genere, pure senza fiati. Ma con la medesima solennità del tempo in cui le trombe contrappuntavano la storia materiale degli uomini. E, quella stessa storia materiale, faceva appunto tremare.

COACERVO, ovvero quando la mescolanza di elementi eterogenei o addirittura opposti, non riesce ad amalgamarsi e ogni parte resta lì, stridente e dissonante, autonoma e chiusa nella propria indisponibilità ad andare incontro alle diversità che le si parano davanti.

Assurdo non utilizzarla più spesso questa parola, in questi temi così tristi di coacervi continui e sfacciatamente beceri.

COMMESSURA, che si usa in anatomia per indicare il punto, l’angolo, in cui le labbra o le palpebre s’incontrano fino ad annullarsi l’una nell’altra, fino a diventare cosa unica in un supremo matrimonio che è miracolo e trionfo della perfezione della natura. In generale, il punto miracoloso in cui due linee si fondano e s’incontrano in un’armonia cosmica e totale.

È davvero una splendida parola e un piacere proncunciarla.

Usiamola.

CORRUSCARE, ovvero quel baleno, quel guizzo, quel lampo di luce che attraversa d’improvviso gli occhi quando s’accendono e s’illuminano di felicità nuda e pura, che non abbia altro scopo o significato dell’essere felici. L’essenza della felicità che vibra.

Vibrate, corruscatevi, scoprite la corrusca negli occhi di chi vi sta accanto.

(Il vocabolario continua, venerdì prossimo… )

#leParoleCheNonTiHoDetto

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