Le parole che non ti ho detto / B come… (parte seconda)

B come…

BRACARE, tra i sinonimi c’è curiosare, ma è molto più che curiosare, ovvero ficcare il naso negli altrui affari come un’ossessione, una malattia, l’essere entranti con scomposta frenesia e non accontentarsi di informazioni preliminari, ma voler scavare, scavare e scavare fin nelle profondità più assolute, fino a spogliare completamente la persona curiosata; per questo braca non solo chi ficca il naso nelle cose degli altri, ma pure chi cerca, rovista compulsivamente tra le bancarelle dell’usato in quei mercatini dove, appunto, la domenica o la mattina di qualche giorno in mezzo alla settimana, è tutto un bracare di signore che cercano tesore tra montagne di vestiti e cumuli di cianfrusaglie; e braca pure, tristemente, chi scava e scava e scava nei bidoni dell’immondizia con la pala della propria sofferenza in cerca d’un barlume di speranza che non arriva mai.

BRANDIRE, termine di suprema cavalleria e impavida nobiltà d’animo, da usarsi non ogni qualvolta si impugna un’arma o altro oggetto di pericolo, ma quando tale impugnare è fatto con la forza del coraggio e l’energia della grande impresa, e quell’impugnare si accompagna con l’agitare al vento l’arma in segno di sfida e vendetta e difesa di un torto subito o dell’onore per un’offesa ricevuta; ma non solo armi, bensì con la stessa forza e con lo stesso coraggio si brandisce qualsiasi oggetto, e Manzoni ce lo ricorda facendo brandire ora una posata (“tenendo brandita in aria la forchetta”) e ora un pezzo di carta (“brandì un foglio e glie lo mise sotto gli occhi con rabbia”); e infine, con la medesima intenzione di rabbia nobile e cavalleresca resistenza, brandire può voler dire scuotersi, tremare, vibrare… “un brandir lieve di porta”, scrive Pascoli, ché solo una forza eroica e nobile può scuotersi e vibrar con leggerezza.

BRICABRAC, ovvero quei negozietti minuscoli e bui, pieni di zeppi di oggetti più o meno inutili, libri dimenticati, servizi di piatte e posate di nessun valore, sedie sfondate, bambole di porcellana, centrini dozzinali, souvenir fatti di conchiglie e scope per spazzare, trapunte infeltrite e quadretti in serie; un caos inestricabile di polvere, cianfrusaglie e inutilità da cui però, a ben BRACARE, talvolta salta fuori l’infinito.
Ed è un peccato, quasi un delitto, che, come non si usi più questa parola, questi negozietti non esistano più.

(il vocabolario continua, venerdì prossimo… )

#leParoleCheNonTiHoDetto
#resistenzeRiccardoLestini

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