Vietato abortire

L’aborto, la scelta di abortire, in Italia è legge. Da circa quarant’anni. Una legge per di più, sempre da quarant’anni, sottoposta alla prova del referendum abrogativo e per questo decretata anche dalla diretta volontà popolare.
Una legge dello stato che, come tale, va applicata.
Perciò sconvolge, e non poco, il putiferio scatenato dalla decisione della Regione Lazio di indire un concorso pubblico esclusivamente per ginecologi non obiettori.
Una decisione non solo legittima e sacrosanta, ma indispensabile, visto che l’alto numero di ginecologi obiettori (in alcune regioni superano l’80%), ovvero di medici che si rifiutano di interrompere la gravidanza al di là della volontà della donna, rende spesso difficile, se non impossibile, l’applicazione della legge.
Un paradosso tutto italiano: non ci si stupisce, non ci si indigna,non si dice una parola su come una “deroga” a una legge legittimata anche dalla volontà popolare permetta puntualmente di eluderla, aggirarla e trasgredirla, mentre si solleva un polverone infinito contro un concorso che, l’applicazione di quella stessa legge, vorrebbe tutelarla.
In definitiva: ci si scaglia contro lo Stato quando questi vorrebbe soltanto fare il proprio dovere.
E non stiamo dicendo, con questo, che abortire sia cosa semplice o che sia possibile prendere la cosa alla leggera. Tutt’altro. Semplicemente, pensiamo che, su una questione di tale portata, l’auto determinazione della donna e la sua libertà di scelta siano conquiste di civiltà oltre che diritti indispensabili. A maggior ragione, ostacolare tutto questo significa sottoporre una donna, già alle prese con una scelta dolorosa e lacerante, a un calvario ulteriore e umiliante.
Ma ciò che più di tutto resta particolarmente sgradevole è la prepotenza e l’arroganza con cui una parte molto consistente del mondo cattolico pretende non solo di stare al di sopra delle leggi dello Stato, ma anche di essere direttamente lo Stato e assumerne ruolo e competenze (e sì che Stato e Chiesa in teoria sarebbero separati da un pezzo… Concordato di Worms, 1122 o giù di lì… ).
Il cattolicesimo condanna l’aborto e nessuno pretende che lo accetti, nessuno pretende che i cattolici vadano contro la loro morale. Allo stesso modo i cattolici non possono pretendere che lo Stato vada contro le sue leggi né che l’universo laico si debba adeguare alla loro morale.
Perché il mondo cattolico, lo ripetiamo, anche se cerca di convincerci del contrario, non è lo Stato, ma solo una parte di esso. Una parte con un privilegio straordinario tra l’altro: il privilegio, in strutture pubbliche, di vedere trasgredita la legge, senza alcuna conseguenza penale e solo per rispetto della loro morale.
Un privilegio di cui non gode nessun’altra parte di società, in nessun altro settore. E se dalla conservazione di un privilegio (a nostro avviso già vergognosa di per sé) si passa alla volontà di imposizione, allora si passa alla violenza e alla brutalità. Con buona pace degli ideali di tolleranza che da duemila anni pretendono di insegnare.

#resistenzeRiccardoLestini

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