Il governo del dopo Renzi senza Renzi è un nuovo governo Renzi.

Il governo del dopo Renzi senza Renzi è un nuovo governo Renzi.
Ovvero quel governo Gentiloni che, pur se già criticato da tutti prima ancora di essersi formato, fa già comodo a tutti, nessuno escluso.
Fa comodo a Matteo Renzi, che salva la faccia rifiutando il Renzi bis, si eclissa dalla scena per tornare in pompa magna al momento più propizio e al governo mette un suo fedelissimo da manovrare e controllare da dietro le quinte.
Fa comodo al PD, quello renziano e quello antirenziano, che accetta la patata bollente della gestione politica della crisi solo dopo aver incassato il rifiuto delle opposizioni a larghe intese, potendoglielo rinfacciare in ogni momento e laureandosi forza più responsabile del paese.
E fa comodo alle opposizioni, Salvini compreso e compresi tutti quelli che in apparenza chiedono elezioni subito: tutti in tumulto, alle prese con beghe interne colossali, matasse infinite da sbrogliare, strategie tutte da elaborare per cui, un governo come quello Gentiloni, almeno formalmente investito di pieni poteri, la cui durata è indefinibile, l’allontanarsi dell’ipotesi delle elezioni imminenti, è quanto meno provvidenziale per prendere tempo.

E fa molto comodo alle forze politiche prendere tempo, soprattutto quando non c’è una legge elettorale.
Appunto, la legge elettorale. Si cercherà di farne una che finalmente porti stabilità. Così come dovevano portare stabilità l’Italicum e la riforma costituzionale. Ma non è una novità di questi tempi: ogni volta che c’è in ballo una qualsiasi modifica alla carta costituzionale o una nuova legge elettorale, la parola magica è sempre la stessa, “stabilità”.
Come se il problema dell’instabilità e della frammentarietà politica, se il problema degli oltre sessanta governi in settant’anni di repubblica fossero la costituzione e le leggi elettorali.
No, non c’entra la Costituzione, non c’entra il bicameralismo e non c’entrano le leggi elettorali.
Il problema non è il contenitore, ma il contenuto. Ovvero quei partiti da settant’anni incapaci di governare, quei partiti che da settant’anni tradiscono puntualmente il patto con gli elettori in nome di equilibri di corrente, rapporti di potere interni se non proprio interessi personali. Quelle coalizioni capaci di allearsi solo in nome della spartizione di potere, incapaci di trovare una sintesi politica ai propri programmi e di conseguenza pronti a cadere ogni qual volta si sposta il minimo equilibrio nella distribuzione di carichi e incarichi, pronti a cambiare e ricambiare schieramento ogni qual volta che l’interesse del momento lo esige.
Del resto, le stesse leggi elettorali nascono non, come dovrebbe essere, in prospettiva, ma secondo l’interesse del momento. De Gasperi nel 1953 raccontò a tutti che il premio di maggioranza veniva introdotto per dare stabilità. Falso. Serviva solo perché in quel momento la DC poteva sfondare il 40%. Tramontato questo momento, quel premio di maggioranza e quella soglia sono andati in soffitta. E anche il tanto celebrato Mattarellum nel 1993 era nato per dare stabilità a un paese che voleva svoltare e diventare maggioritario, salvo poi trasformarsi in un orrendo mostro mitologico, un miscuglio infernale tra maggioritario e proporzionale solo per garantire rappresentanza adeguata alle singole forze delle coalizioni. Per non parlare del Porcellum, nato nel 2005 per salvare il centrodestra da sondaggi che lo davano in netto svantaggio nei confronti del centrosinistra. E l’Italicum nato sulla scia di un PD al 41% e di un M5S al 20%, con ovviamente il PD che già prima del referendum lo avrebbe rivisto volentieri mentre il M5S, altrettanto ovviamente, adesso vorrebbe estenderlo anche al senato.

Perché la politica, che dovrebbe guardare esclusivamente al futuro, lavorare in prospettiva, con idee di ampio respiro a beneficio delle generazioni che verranno, oggi è incapace di staccarsi dalla miseria del proprio orto, sa guardare solo a ciò che gli conviene oggi per la conservazione di quel gigantesco complesso di interessi privati e personali che è la sua unica ragione di esistere.
Che sia una legge elettorale, la fantomatica stabilità o noi e il nostro futuro, conta solo ciò che fa comodo in questo immediato presente. E in questo immediato presente, a tutti quanti, fa comodo il governo Gentiloni.
Ovvero il governo del dopo Renzi senza Renzi è un nuovo governo Renzi.

#resistenzeRiccardoLestini

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *